CANNABINOIDI

Cannabinoidi: cosa sono e come funzionano

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Negli ultimi anni, sempre più persone si affacciano al mondo della cannabis, curiosi di scoprirne di più. Gli studi scientifici sulle applicazioni dei cannabinoidi hanno contribuito alla sua “popolarità” e hanno reso possibile la legalizzazione della pianta in numerosi paesi. Tra i cannabinoidi più conosciuti troviamo certamente il THC e il CBD (o cannabidiolo), ma non tutti sanno che in realtà la cannabis ne contiene almeno un centinaio.

Possiamo affermare che le ricerche sui cannabinoidi sono solamente all’inizio, data la loro quantità, ma le loro proprietà sono già ben note. In questo articolo vogliamo spiegarvi esattamente cosa sono i cannabinoidi e quali sono le loro funzioni.

COSA SONO I CANNABINOIDI?

I cannabinoidi sono sostanze chimiche di origine naturale, in grado di interagire con i recettori cannabinoidi di tipo 1 e di tipo 2, cioè delle proteine che se stimolate producono un effetto antidolorifico. Si suddividono in tre grandi famiglie: i fitocannabinoidi, che si trovano naturalmente nella cannabis sativa, gli endocannabinoidi (o endogeni), che vengono prodotti nel corpo umano e anche negli animali, e i cannabinoidi sintetici, che sono riprodotti nei laboratori chimici. 

FITOCANNABINOIDI

I fitocannabinoidi si suddividono a loro volta in altre 70 sottocategorie differenti. I più conosciuti sono il THC (il 9-tetraidrocannabinolo), il CBD (anche conosciuto come cannabidiolo), il cannabinolo (identificato con la sigla CBN) e il CBG (o cannabigerolo).
I loro effetti nel corpo umano variano profondamente in base al tipo specifico di cannabinoide utilizzato, ma anche in funzione degli altri componenti attivi della pianta con i quali si lega. Questo significa che associando componenti diversi, si ottengono effetti completamente differenti.

ENDOCANNABINOIDI

Gli endocannabinoidi sono i cannabinoidi sintetizzati nel corpo umano e negli animali con l’aiuto dei ligandi endogeni dei recettori dei cannabinoidi. Secondo uno studio di Franjo Grotenhermen, i cannabinoidi endogeni sono generati e rilasciati solo se necessario. Anche il Dottor Mariano Garcia Palau evidenzia come gli endocannabinoidi “sono sintetizzati ed esercitano i loro effetti localmente, solo dove è necessario”.

CANNABINOIDI SINTETICI

Lo studio dei cannabinoidi naturali ha consentito ai ricercatori di riprodurre i cannabinoidi nei laboratori per dare origine a dei cannabinoidi sintetici. Tra quelli riprodotti chimicamente dall’uomo, ricordiamo in particolare il naboctato e il nabilone, che offrono preziose proprietà terapeutiche. Essi, infatti, sono utilizzati per il controllo di alcuni effetti collaterali dei medicinali tradizionali e per la lotta ad alcune malattie gravi.
I cannabinoidi riprodotti in laboratorio si sono rivelati particolarmente efficaci nei pazienti affetti dalla sindrome di Gilles de la Tourette (una malattia neuropsichiatrica) e nei malati di Parkinson.

Il cannabidiolo (CBD) è stato riconosciuto per poter offrire una serie di benefici nell’ambito della salute sessuale. Gli effetti sessuali del cbd includono l’aumento della libido, in particolare nelle donne, e l’abbassamento dell’ansia e dello stress che possono contribuire alla disfunzione erettile negli uomini. Il CBD può anche migliorare l’esperienza sessuale aumentando la sensibilità al tatto e riducendo il dolore durante il sesso, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie. Inoltre, alcuni studi hanno evidenziato come il CBD possa influenzare positivamente la funzione sessuale agendo sui recettori ECS nel corpo. Nonostante ci siano indicazioni promettenti, la ricerca su tali effetti è ancora in una fase preliminare e la cannabis, da cui è derivato il CBD, è stata tradizionalmente vista come un afrodisiaco naturale. Con l’aumento dell’interesse verso i prodotti a base di CBD, sempre più persone stanno esplorando il suo utilizzo per migliorare l’intimità e l’esperienza sessuale.

 

LE PRIME SCOPERTE

Al contrario di quello che si può pensare, non sono stati il CBD o il THC i primi cannabinoidi ad essere scoperti dall’uomo. Il primo a farsi conoscere negli anni ’40 è stato, infatti, il cannabinolo, conosciuto con la sigla CBN, dal chimico britannico Robert S. Cahn. Due anni dopo, un chimico americano scoprì il CBD, ma ci vollero quasi due decenni prima che venisse completamente identificato. Successivamente, grazie al lavoro di Raphael Mechoulam, venne scoperto il THC.

Il dott. Mechoulam è tuttora considerato il capostipite della scienza dei cannabinoidi. E’ grazie ai suoi studi, infatti, che oggi utilizziamo i molteplici prodotti al CBD. Tuttavia, i ricercatori allora non erano a conoscenza della grande famiglia a cui appartenevano il CBN, il CBD e il THC.

COME FUNZIONANO I CANNABINOIDI?

I cannabinoidi si attivano attaccandosi al sistema endocannabinoide umano. Questo consente di provare sollievo da alcuni disagi e malattie. Essi sono in origine acidi, che devono prima essere decarbossilati, in modo da poter essere trasformati in cannabinoidi utilizzabili e benefici. Questo processo vale anche per il THC-A, che si trasforma in THC, uno dei cannabinoidi più popolari, ma anche uno dei più discussi a causa dei suoi effetti psicotropi.
Diverso, invece, il caso del CBD, in grado di agire sul sistema muscolare. Viene utilizzato, infatti, per calmare le convulsioni dei pazienti affetti da epilessia, per chi soffre di ansia, depressione e insonnia.

Nel nostro cervello, pelle, apparato digerente, sistema immunitario e sistema nervoso sono presenti decine di recettori. Il loro ruolo principale è monitorare le diverse parti del nostro corpo e assicurarsi che funzionino correttamente. Se così non fosse, questi recettori possono innescare lievi variazioni che aiutano il corpo a tornare ad uno stato di equilibrio. I cannabinoidi si legano e influenzano i recettori per apportare cambiamenti alla mente e al corpo.

Gli effetti di queste sostanze sulla nostra mente sono vari. Ci sono dozzine di recettori nel cervello che influenzano i processi come memoria, appetito, umore. La complessità della mente umana è un fattore significativo. Ognuno di noi, infatti, è geneticamente unico, pertanto nessuna rete di recettori sarà uguale e gli effetti varieranno da individuo a individuo.

In conclusione

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