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Cannabis sativa: differenze tra maschio e femmina

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Anche la cannabis sativa, come molte altre specie di piante, presenta una differenza fra piante maschio e piante femmina. All’inizio della crescita potrebbero sembrare simili, tuttavia man mano che le piante crescono sono sempre più visibili le differenze.

Le piante maschio, dopo lo sviluppo, sono dotate di stami, piccoli filamenti che si trovano nelle infiorescenze. Le femmine, invece, presentano nei propri fiori dei pistilli, simili a piccoli peli. Il compito delle piante maschio è riversare nell’aria il polline, mentre le femmine lo imprigionano per poter essere fecondate, per poter generare poi nuovi semi.

Ma come è possibile distinguere le due piante? Vediamo nel dettaglio le loro caratteristiche e in cosa si differenziano.

Perchè è importante distinguere le piante di cannabis?

Come ben sappiamo, non tutte le piante hanno esemplari maschili e femminili nella loro specie. Ma perché la cannabis presenta questa caratteristica?

Le piante maschili e femminili di qualsiasi specie sono biologicamente progettate per riprodursi tra loro. Il loro compito, infatti, è quello di produrre una genetica più forte, volta a garantire la continuità della specie.

Nel momento in cui le piante di cannabis condividono la loro genetica tramite la riproduzione, la loro prole ha maggiori possibilità di resistere a determinati agenti patogeni, malattie ed altre presenze dannose dell’ambiente. Quando quelle piante, poi, saranno in grado di riprodursi, i nuovi semi saranno a loro volta ancora più ottimizzati, e così via.

Questa caratteristica è fondamentale anche per poter creare ceppi nuovi. Il coltivatore, infatti, se ha due ceppi con alcune caratteristiche particolare, può far accoppiare un maschio e una femmina di ciascuna varietà e piantare i semi prodotti. Il risultato sarà una varietà completamente nuova da assaporare. Certo, non è detto che venga un ottima varietà al primo tentativo, ma è grazie alla sperimentazione che oggi possiamo ammirare ed assaporare degli ottimi prodotti.

Cannabis sativa: come riconoscere le piante femminili

Le piante femminili sono quelle che producono le cime con caratteristiche olfattive migliori e più intense, in quanto sono più ricche di resine. Per questo motivo, la produzione della cannabis per uso ricreativo viene fatta utilizzando le cime delle piante femminili.

All’inizio, le piante femmina possono essere difficili da individuare. Esse, infatti, iniziano ad essere riconoscibili dopo circa 3–6 settimane di fase vegetativa, quando compaiono dei piccoli peli nei nodi degli steli. Questi sono noti come pistilli e fungono da “braccia” del calice, il principale organo sessuale femminile nelle piante di marijuana.

Come avviene la riproduzione delle piante di marijuana

Man mano che le piante crescono, i maschi sviluppano delle sacche che aprendosi diffondono il polline attraverso l’aria. Questo serve ad impollinare le piante femmina presenti nelle vicinanze.

I pistilli allungati delle piante femmina catturano il polline inviando le informazioni genetiche ai calici. Dopo l’impollinazione, l’energia utilizzata per la produzione di resina verrà utilizzata per la produzione dei semi.

L’unico compito della pianta femmina, quindi, è quello di catturare il polline. Cosa succede se non ci sono piante maschio nelle vicinanze? Una volta che una pianta femmina entra nella fase di fioritura, se non è presente polline, concentrerà la sua energia per produrre fiori più grandi. Pertanto, alla fine, potrebbe non catturare polline, ma ci regalerà una notevole quantità di cime resinose.

Cannabis sativa: come riconoscere le piante maschili

Anche i fiori della pianta maschile cominciano a svilupparsi nello stesso periodo di quelle femminili. Il segno distintivo principale è lo sviluppo di sacche polliniche. I pre-fiori maschio si comportano esattamente come quelli femmina, cominciando ad apparire in fase di pre-fioritura. Questi si presentano come piccoli rigonfiamenti di colore verde situati all’altezza dei nodi. Successivamente si evolveranno in sacche di polline.

Un altro modo per distinguere il genere delle piante di cannabis sativa è osservare il fogliame. La femmina, infatti, presenta un apparato fogliare molto sviluppato, soprattutto nella parte superiore del fusto. Nel maschio, invece, le foglie sono molto più rade.

Inoltre, le piante femminili sono caratterizzate da uno stelo molto più basso e meno massiccio di quello delle piante maschio.

Come si usano le piante maschili?

Dal punto di vista del coltivatore, la principale utilità della pianta maschio è quella di ottenere nuove varietà tramite l’impollinazione delle piante femmina, e ottenere, quindi, un nuovo incrocio con determinate caratteristiche.

In alternativa, può essere impiegata per ottenere alimenti, come ad esempio succo e olio di canapa. Anche le foglie della pianta sono possono essere utilizzate per preparare insalate. Inoltre, si possono ricavare fibre vegetali da destinare alla produzione di tessuti, spaghi e corde, fornendo un’alternativa economica ed efficace ai materiali convenzionali.

Cannabis sativa: piante ermafrodite

Questa tipologia di pianta è caratterizzata dalla presenza di caratteri sessuali sia maschili che femminili. La percentuale predominante in ogni singola pianta può variare. Alcune presentano, infatti, una predominanza di caratteri maschili, altre di caratteri femminili. Nel caso in cui la pianta di marijuana presenti al 50% entrambi i caratteri sessuali, viene considerata di sesso maschile, in quanto capace di fecondare le piante femminili. I fiori delle piante ermafrodite solitamente non sono utilizzati in quanto ricchi di semi.

Per la maggior parte delle volte si tratta di piante femminili che sviluppano anche le gonadi, cioè gli organi sessuali maschili. Questo può avvenire a causa di situazioni di forte stress durante la fase di pre-fioritura.

Le situazioni di stress che possono influire sulla crescita della pianta possono essere biotiche, ossia derivanti dalla natura biologica dell’organismo stesso, o abiotiche, cioè derivanti da fattori esterni.

I principali fattori di stress possono derivare da:

  • idratazione del terreno: un ambiente troppo umido o troppo secco non consente alla pianta di marijuana di crescere in salute e spesso provoca lo scompenso ermafroditico;
  • ciclo di illuminazione: la cannabis necessita di un corretto ciclo di illuminazione per crescere in maniera sana. In fase di fioritura la coltivazione richiede un’esposizione solare di 12 ore. Mantenere le piante al buio durante il resto della giornata è indispensabile per mantenere un’omeostasi della canapa;
  • sbalzi di temperatura: le piante di marijuana sono molto sensibili agli sbalzi di temperatura. Uno dei fattori che può compromettere la crescita della pianta è proprio il mantenimento scorretto della temperatura esterna.

Conclusioni

È importante informarsi sempre bene sulle proprietà della marijuana che si consuma. Solo in questo modo possiamo trovare prodotti di alta qualità che si avvicinano di più alle nostre esigenze.

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