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Quando parliamo di cannabis, la prima cosa che ci viene in mente è sicuramente il suo profumo, forte, pungente, inebriante. Difficile dimenticare quella fragranza che ci avvolge completamente. E’ proprio l’aroma, infatti, una delle prime caratteristiche che ricerchiamo nella cannabis, per determinare la qualità della pianta. Tuttavia, capita spesso di avere due piante della stessa varietà, apparentemente uguali, caratterizzate da sfumature aromatiche differenti.
Per quale motivo accade questo? Da cosa dipende l’aroma della cannabis? Continua a leggere se vuoi scoprirlo!
Che cos’è l’aroma?
Per prima cosa, vogliamo spiegarvi cosa si intende per aroma. L’aroma è quella caratteristica sensoriale di un alimento o di un elemento naturale, che deriva dalla rilevazione gustativa di uno specifico odore. Mentre l’odore è percepito direttamente attraverso il naso, l’aroma viene rilevato per via retronasale con la mediazione della bocca.
L’aroma di un alimento o di una pianta, è dato dalle sostanze chimiche naturalmente presenti in essi, ossia dalle molecole odorose contenute. L’odore e l’aroma sono l’effetto della manifestazione di una determinata molecola odorosa. Tuttavia c’è una differenza: quello che cambia è il percorso con cui tale percezione è rilevata dall’organo olfattivo. Si tratta, infatti, di un percorso diretto nel caso dell’odore e indiretto nel caso dell’aroma.
Aroma della cannabis: il nutrimento della pianta
“Siamo quello che mangiamo”. Quante volte abbiamo sentito questa affermazione? Ebbene, non vale solo per le persone, ma vale anche per le piante. La pianta di cannabis, oltre ai più conosciuti cannabinoidi come il CBD e il THC, possiede circa 120 terpeni, 60 terpenoidi, 20 flavonoidi e tante altre sostanze che influiscono sia sugli aromi che sugli effetti. Ed è proprio la variabilità della presenza di questi elementi e degli aromi della cannabis che dipende innanzitutto dalla coltivazione della pianta.
Se le piante vengono nutrite con sostanze rese assimilabili direttamente, senza bisogno di essere trasformate in composti diversi dagli enzimi e dagli altri microorganismi presenti nel terreno e nell’apparato radicale, gli stessi aromi si trasferiranno alle piante. Le sostanze fertilizzanti sono certamente utili per favorirne la crescita, tuttavia, se vengono utilizzate durante tutta la vita della pianta, possono influenzare fortemente il gusto finale.
Per evitare questo problema e crescere delle piante di cannabis di qualità, è fondamentale prestare attenzione ai fertilizzanti, utilizzando diverse miscele di nutrienti. Questo è importante sia per non influenzare negativamente lo sviluppo dell’aroma della cannabis, sia per la salute della pianta stessa.
Nutrimenti organici vs nutrimenti di sintesi
Un altro elemento che può può influenzare molto la formazione degli aromi in una pianta, è la provenienza dei fertilizzanti. I fertilizzanti chimici spesso consentono di ottenere più resa, tuttavia possono fare la differenza per quanto riguarda la qualità.
I fertilizzanti di sintesi, soprattutto se utilizzati nella fase finale della coltura, possono determinare la formazione di aromi indesiderati. Per evitare aromi marcati causati dall’utilizzo dei fertilizzanti, spesso i canapicoltori, eseguono un particolare lavaggio delle piante circa 15 giorni prima della raccolta, per eliminare eventuale depositi di sali nelle radici.
Sicuramente l’uso di nutrimenti organici è da preferirsi a quello di fertilizzanti di sintesi. Secondo alcuni studi, infatti, le piante di canapa coltivate biologicamente o fertilizzate per lo più con nutrienti di origine organica, sono più ricche di terpeni, pertanto hanno una maggiore concentrazione di aromi di qualità.
Enzimi e insetti: come influiscono sull’aroma della cannabis
Gli aromi delle piante di cannabis non sono influenzati solo dai fertilizzanti, ma possono essere dovuti da molti altri fattori.
Alcuni canapicoltori per nutrire la pianta preferiscono limitare l’utilizzo dei fertilizzanti, compensando con l’utilizzo degli enzimi. Questi, infatti, sono in grado di degradare le sostanze contenute nel terreno o i residui dei fertilizzanti, rendendoli maggiormente assimilabili per la pianta. Il fatto di utilizzare meno nutrienti sia di tipo organico che chimico, quindi, consente di alterare il meno possibile l’aroma originario della pianta.
Tuttavia, in alcuni casi, per favorire la formazione di determinati aromi si utilizzano alcuni metodi particolari. Primo fra tutti è l’uso degli insetti, che permettono alla pianta di sviluppare alcune tipologie di terpeni o acidi alcaloidi. Un altro metodo, invece, è quello di piantare altre specie vegetali nelle vicinanze delle radici della pianta di canapa. A seconda della pianta vicina, la canapa svilupperà delle particolari sostanze che determineranno la formazione degli aromi ricercati.
Conclusioni
La formazione degli aromi in una pianta di cannabis, quindi, dipende moltissimo dalle scelte dell’agricoltore, dai nutrienti e anche dai tempi del nutrimento. Coloro che hanno fretta di far crescere la pianta e utilizzano eccessivamente i fertilizzanti, rischiano di alterare gli aromi della cannabis e di creare un prodotto finale poco piacevole.
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