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La storia di Magu, dea della canapa

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Per secoli gli uomini hanno utilizzato la canapa per pratiche medicinali e spirituali. Uno dei culti che più apprezzava la cannabis era il taoismo, religione dell’antica Cina. I cinesi, infatti, avevano addirittura un guardiano per questa pianta: Magu.

L’associazione della canapa con la dea Magu si basa principalmente nel suo uso, come pianta curativa. Le storie mitologiche, infatti, raccontano della giovane che soccorre poveri e ammalati, come una sacerdotessa della guarigione. Nell’antica letteratura coreana, invece, Magu ricopre un ruolo più divino, tuttavia la sua personalità rimane invariata.

Ma qual è la storia della dea della canapa che ha guarito tutta l’Asia? Continuate a leggere per saperne di più!

La storia di Magu

In Cina, Corea e Giappone, Magu (chiamata anche Ma Gu, MaKu, Mako) è raffigurata come una bellissima giovane donna di circa vent’anni. La sua giovane età e la sua bellezza sono simboli della salute e della guarigione del mondo che lei stessa protegge.

Magu, infatti, è la custode della vitalità in tutta l’Asia orientale, non solo nel mondo dei morti, ma anche in quello della terra. In Corea, Magu è vista come il dio creatore, coinvolto nella creazione del mondo e dell’umanità. Sebbene la Corea la considerasse una divinità creatrice, i taoisti cinesi credevano che Magu avesse ricevuto un’educazione da comune mortale.

Esistono diverse versioni sulla sua esistenza terrena. Secondo gli stati più coerenti, Magu visse una vita povera tra il V e il VI secolo d.C., anni colpiti dalla guerra, lavorando come sarta. Purtroppo non si hanno notizie della madre, ma si sa che suo padre era un allevatore di cavalli. Un giorno, un suo cliente le regalò una pesca, ma invece di portarla a casa per condividerla con la famiglia, Magu donò il frutto ad una vecchia incontrata per la strada, decidendo di prepararle una ciotola di porridge. Quando il padre non la vide tornando a casa, s’infuriò e la rinchiuse in camera da letto.

Poco dopo Magu riuscì a scappare e corse alla ricerca della vecchia signora, ma al suo posto trovò solamente il nocciolo della pesca. La ragazza lo colse e lo piantò nel suo giardino, prendendosene molta cura e facendo crescere un rigoglioso albero di pesche. La sacerdotessa usò i frutti “curativi” per curare i malati e gli infermi del suo villaggio. In poco tempo si diffuse la notizia che le pesche di Magu fossero guaritrici e, per questo, fu immortalata come una dea che possedeva l’elisir di lunga vita.

Magu e la canapa

Il racconto che vi abbiamo proposto è solo uno dei tanti che spiegano l’esistenza di Magu. Tuttavia rivela i principali punti di forza del suo culto, ossia prendersi cura dei malati, dei poveri e coltivare piante come la canapa. In questo caso, gli autori cinesi hanno raffigurato il suo elisir di lunga vita sotto forma di pesche. L’abbinamento alla cannabis è successiva, ma è sempre legato al fatto che facesse guarire le persone sia a livello spirituale sia fisico.

I racconti delle usanze taoiste raccontano che mangiare semi di canapa protegge dalla possessione demoniaca e aumenta la “seconda vista”. Nei rituali di purificazione, invece, i semi venivano bruciati.

Certamente le implicazioni dell’uso della cannabis nell’antica Asia sono per lo più teoriche, tuttavia è certo che la pianta abbia svolto a lungo un ruolo importante nella storia asiatica. La canapa era usata nella decorazione delle antiche ceramiche taiwanesi e nel personale shintoista dei primi sacerdoti giapponesi. Uno studio recente suggerisce, inoltre, che la cannabis sia stata addomesticata 12.000 anni fa in Cina. Fin dai primi tempi, quindi, la canapa ha avuto un enorme valore nelle culture asiatiche. D’altronde, in un’epoca in cui si credeva fermamente nel potere curativo delle piante e nell’esistenza degli Dei nel mondo naturale, l’associazione dei “poteri” della cannabis con la dea della guarigione era assolutamente normale.

La canapa in Cina

Le probabilità che la cannabis sia stata coltivata per la prima volta nell’antica Cina sono molto alte, a causa dei primi riferimenti storici trovati nella regione. Secondo una recente scoperta fatta da ricercatori tedeschi e asiatici, sarebbero stati trovati dei resti nelle tombe cinesi, risalenti a 6000 anni fa. Mentre è testimoniato che intorno al 1000 a.C. gli abitanti della Cina antica impararono a tessere la fibra di canapa. Sembra anche che le prime coltivazioni risalirebbero alle primissime comunità del Neolitico. Pare che sia stato persino scritto un trattato di agricoltura (risalente a 2500 anni fa) in cui si parla delle piantagioni di cannabis come una delle cure più antiche in Cina.

Non a caso, nel mondo letterario della Grecia classica, la Cina veniva spesso chiamata “La terra di gelso e canapa”. Questo molto probabilmente influenzò la denominazione di Magu, tanto da tradurre il suo nome con “canapa”, ma anche come “fanciulla” o “zia”.

Inoltre, sembrava che la canapa crescesse in abbondanza sul Monte Tai (o Taishan), la più importante delle cinque montagne sacre taoiste della Cina, situata nella provincia dello Shandong. La vetta, alta 1,545 metri, è stata dichiarata Patrimonio dell’umanità nel 1987 ed è raggiungibile attraverso una ripida scalinata di pietra che parte dall’omonima città, Tai’an. Lungo le sue pendici sono stati edificati molti templi, la maggior parte risalenti alla dinastia Ming. Il monte stesso è pieno di iscrizioni in pietra e gli edifici di culto sono spesso avvolti da una persistente nebbia, quasi a voler preservare la magia e il mistero di questi luoghi.

In conclusione

E’ chiaro, dunque, che la cannabis abbia giocato a lungo un ruolo fondamentale nella storia dell’Asia. Solo una divinità così importante e forte avrebbe potuto essere associata all’efficacia di un’erba così soprannaturale come la canapa.

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