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CBG: alla scoperta del cannabigerolo

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Quando parliamo di cannabis sicuramente le prime sostanze a cui pensiamo sono il CBD e il THC. Tutti conoscono i due cannabinoidi, ma non tutti sanno che i tricomi producono circa un centinaio di sostanze appartenenti alla famiglia dei cannabinoidi. In particolar modo, negli ultimi anni, gli studiosi si sono soffermati su una molecola, incuriositi dalle sue proprietà e dai suoi effetti: il CBG.

Ma vediamo che cos’è e perchè ha suscitato particolare interesse tra i ricercatori.

Che cos’è il CBG?

Il cannabigerolo, detto CBG, è un cannabinoide non psicoattivo che svolge un ruolo estremamente interessante sia all’interno sia all’esterno della pianta di cannabis.

Tuttavia, a differenza del THC, la presenza del CBG è rilevabile in piccolissime quantità, talvolta inferiori all’1%; per questo motivo non ha mai destato particolare interesse ed è stato spesso sottovalutato.

E’ il dott. Raphael Mechoulam, scienziato e pioniere nella ricerca sulla cannabis, che lo isola per la prima volta nel 1964, insieme al THC.

Recentemente è stato scoperto che il CBG è addirittura la prima sostanza a svilupparsi nella pianta e si trova in quantità decisamente elevate all’inizio della fase di fioritura.

Ma per quale motivo allora si rileva una percentuale così bassa?

Man mano che la pianta cresce e matura, il CBGA (la forma acida) si trasforma in THCA, CBDA e CBCA. Ecco perché lo troviamo in quantità ridotte quando la canapa viene raccolta! Considerando, quindi, che il THC e il CBD derivano dal CBG, ne consegue che più è alta la presenza dei primi, più sarà bassa la presenza del cannabigerolo, e viceversa.

Grazie a questa sua particolarità, il CBG è oggi considerato la “cellula staminale della cannabis”.

Gli effetti del CBG

È importante sottolineare che ogni singolo cannabinoide possiede proprietà uniche.

Anche il CBG è in grado di creare effetti che il THC e il CBD non potrebbero mai produrre, grazie alla sua interazione con i recettori all’interno e all’esterno del sistema endocannabinoide.

Come il CBD, anche il CBG è privo di effetti psicotropi, non altera cioè le facoltà mentali dell’individuo che lo assume, ma è in grado di provocare una serie di effetti che stanno attirando l’interesse degli studiosi.

Secondo i ricercatori, infatti, il cannabigerolo può essere utilizzato come:

Le ricerche

Nel 2013 è stato pubblicato uno studio effettuato sui topi, presso l’Università di Napoli. I ricercatori hanno dimostrato la capacità del CBG di limitare gli effetti della colite e della malattia infiammatoria intestinale.

Altri studi pubblicati nel 2015 sulla rivista Neurotherapeutics, hanno dimostrato che il CBG potrebbe essere utilizzato per il trattamento delle malattie neurodegenerative.

Le ricerche hanno coinvolto alcune cavie affette dalla malattia di Huntington, a cui è stato somministrato il cannabigerolo; gli studiosi hanno constatato che il CBG ha limitato la comparsa e/o l’intensità dei sintomi della patologia negli animali.

Inoltre, sembra che questa sostanza possa avere proprietà neurogeniche, e che possa, quindi, sviluppare la nascita di nuove cellule cerebrali.

Una ricerca pubblicata nel Journal of Neuroimmune Pharmacology ha mostrato che i parenti molecolari del CBG possono lenire le irritazioni all’interno dei componenti del sistema nervoso nei topi.

Il ricercatore Ethan B. Russo, in un articolo del British Journal of Pharmacology, spiega come il CBG possa essere decisivo nel trattamento di patologie come la psoriasi e la MRSA, e come si sia rivelato utile nel contrastare i sintomi dell’ansia e della tensione muscolare.

Le ricerche preliminari stanno esaminando la capacità del CBG nel supportare anche il processo di guarigione delle ossa, tuttavia siamo ancora lontani da qualsiasi certezza sui suoi potenziali benefici.

 

 

Conclusioni

Gli studi sul cannabigerolo sono solo agli inizi e dovremmo sicuramente attendere per accertare le sue proprietà, ma i suoi presupposti non sono certamente da sottovalutare.

Noi sicuramente vi terremo aggiornati!

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