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Il Italia la coltivazione e l’uso della cannabis light sono regolati dalla Legge 216 del 2016. Questa legge permette la produzione e la vendita, a patto che il contenuto di THC rientri tra lo 0,2 e lo 0,6%. La cannabis contiene al suo interno moltissimi principi attivi, tra cui il CBD, il cannabinoide più conosciuto insieme al THC. Diversi studi scientifici hanno confermato che il cannabidiolo può apportare molti benefici per la salute, tra cui un miglioramento della salute fisica e mentale. Inoltre, negli ultimi anni l’interesse per il CBD è aumentato, grazie alla scoperta delle sue proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e neuroprotettive. Per questo motivo, il sito web Cannabeta ha deciso di commissionare alla società MinervaTop uno studio dedicato proprio alla conoscenza e all’utilizzo del CBD, da parte degli italiani.
Vediamo nel dettaglio cosa è emerso dallo studio!
Italiani e CBD: i dati
Secondo i dati emersi dalla ricerca, circa il 62% degli italiani ha sentito parlare del cannabidiolo. Si deduce, quindi, che ad oggi questo argomento sia ben presente tra le persone. Inoltre, il 6% utilizza regolarmente oli ed estratti a base di CBD, mentre il 18% li usa saltuariamente.
Lo studio, pubblicato anche sull’inserto Salute del quotidiano la Repubblica, è il primo effettuato nel nostro paese su questo tema. L’indagine è stata svolta su un campione di 453 adulti rispondenti, rappresentativo della popolazione italiana.
Le percentuali sono piuttosto elevate, segno che il consumo di cannabidiolo è molto diffuso. E’ curiosa anche la percentuale di coloro che ancora non hanno mai utilizzato oli o estratti al CBD, ma che potrebbero farlo in futuro (il 30%). Questo è sicuramente un dato significativo, in quanto dimostra una certa apertura verso il mondo della cannabis. Le persone iniziano ad informarsi, iniziano a conoscere meglio questa pianta, senza soffermarsi superficialmente sull’etichetta che per secoli l’ha condannata.
Chi sono gli italiani che usano CBD?
Gli italiani che consumano CBD sono adulti e quasi tutti svolgono attività fisica. Solo il 4% dei consumatori abituali di CBD ha un’età compresa tra 18 e 24 anni, meno del 15% invece per quelli saltuari. La maggior parte di coloro che hanno espresso l’intenzione di consumarlo in futuro, hanno un’età avanzata, precisamente sopra i 55 anni. Anche questo dato è importante, in quanto dimostra che il CBD è visto come un potenziale supporto per combattere i dolori e le eventuali patologie che emergono durante la vecchiaia.
Tra coloro che non consumano ancora prodotti a base di CBD, soltanto il 14% teme che siano illegali. Il 36%, invece, è frenato dal fatto che i prodotti a base di CBD non sono ancora facilmente reperibili, a causa di un quadro legislativo poco chiaro. Il 19% ritiene poi che oli ed estratti abbiano spesso prezzi elevati. Questo li rende inaccessibili considerando che quasi la metà di coloro che ancora non consumano CBD comprende pensionati, persone disoccupate o con redditi medio bassi. Infine, un italiano su dieci che ancora non consuma CBD, dichiara di non farlo in quanto non ha informazioni chiare su come vengano somministrati i prodotti.
Perchè gli italiani usano CBD?
Tra coloro che usano regolarmente o saltuariamente oli ed estratti al CBD, la maggior parte lo associano:
- al rilassamento: il 68% per i consumatori abituali e il 55.4% per quelli saltuari;
- per combattere l’ansia o lo stress: il 52% per i consumatori abituali e il 53% per quelli saltuari;
- contro i disturbi del sonno: il 40% per i consumatori abituali e il 41% per quelli saltuari.
I consumatori appartengono alla fascia d’età 35-54 anni. Se analizziamo, invece, le risposte degli italiani che non utilizzano ancora oli o estratti al CBD ma potrebbero farlo in futuro, notiamo che circa il 40% appartiene alla fascia d’età 55 anni ed oltre. Inoltre, sono prevalentemente le donne (il 56.8%) che associano il CBD all’alleviamento dei dolori cronici (il 41%).
Conclusioni
Questa indagine ci conferma che l’Italia è sicuramente un paese informato sull’argomento CBD. Gli italiani, infatti, considerano gli oli o gli estratti a base di CBD utili nella routine quotidiana, per il benessere generale, la salute fisica e mentale, e soprattutto per combattere stress, ansia, dolore cronico e insonnia.
L’opinione pubblica, quindi, risulta essere in netto contrasto con l’idea di classificare il CBD come sostanza stupefacente (come previsto dal Decreto del Ministero della Salute dell’Ottobre 2020 poi fortunatamente sospeso). Gli italiani pensano al CBD come aiuto per le loro necessità fisiche e mentali, piuttosto che ricreative.
Le istituzioni dovrebbero tenere bene a mente questi dati ed impegnarsi per regolare questi prodotti e la loro vendita. Dovrebbero stabilire degli standard di qualità per la coltivazione e la produzioni di oli ed estratti, così da poter rassicurare le persone sulla sicurezza dei prodotti e garantire loro dei prezzi accessibili.