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Schizofrenia e CBD: gli studi sul cannabidiolo

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SCHIZOFRENIA E CBD

In passato, la schizofrenia era considerata una disabilità. Fortunatamente oggi esistono molti trattamenti per imparare a convivere con questa malattia. Questi garantiscono una riduzione dei sintomi, minori effetti collaterali e permettono di condurre una vita più o meno normale. Tuttavia, alcuni recenti studi suggeriscono una correlazione tra schizofrenia e CBD. Sembra, infatti, che il cannabidiolo possa essere un aiuto efficace per il trattamento della patologia.

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Che cos’è la schizofrenia?

Il termine schizofrenia viene utilizzato per la prima volta dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler nel 1908 , deriva dal greco e significa “mente separata”. Si tratta di una malattia mentale cronica che solitamente compare nella tarda adolescenza o nella prima età adulta. È una condizione fortunatamente abbastanza rara, che colpisce più gli uomini rispetto alle donne. La schizofrenia è caratterizzata dalla perdita del contatto con la realtà, false percezioni, deliri, comportamenti bizzarri, disordine nel pensiero e nel linguaggio. Il paziente può avere allucinazioni visive e soprattutto uditive, può fare discorsi senza senso, stare seduto per ore senza muoversi e senza parlare, può essere convinto che le persone intorno a lui vogliano fargli del male e per questo può risultare particolarmente agitato.

La schizofrenia può progredire attraverso diverse fasi sequenziali: premorbosa, prodromica, centrale e tardiva.

Il suo esordio può essere acuto (nell’arco di giorni o settimane) oppure lento ed insidioso (diversi anni).

Nella fase premorbosa, il paziente presenta una lieve disorganizzazione cognitiva ed una mancanza di interesse nelle attività; durante la fase prodromica, invece, possono comparire pensieri insoliti, isolamento ed irritabilità.

Successivamente, si manifestano periodi sintomatici episodici o continui, in cui il paziente schizofrenico presenta psicosi, allucinazioni, convinzioni erronee ed appiattimento affettivo.

Il suicidio rappresenta la principale causa di morte prematura tra gli individui affetti da schizofrenia; interessa, infatti, il 10% dei pazienti.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che le persone affette da questa malattia siano circa 24 milioni nel mondo.

Cause della schizofrenia

Ad oggi non è stata individuata una causa precisa, ma gli esperti ritengono che la malattia sia dovuta ad una combinazione di fattori (eziopatogenesi multifattoriale) che includono:

  • L’ereditarietà (se non c’è storia di schizofrenia in una famiglia, le probabilità di svilupparla sono inferiori all’1%);
  • eventi avvenuti durante il periodo della gestazione (ad esempio se durante il primo trimestre di gestazione si contrae il virus influenzale, il rischio di schizofrenia aumenta di circa sette volte);
  • Stress ambientale (come l’esposizione ad agenti tossici o sostanze inquinanti);
  • Stress psicologico;
  • Uso di sostanze psicoattive.

Sembra che ci siano almeno 7 geni coinvolti nella schizofrenia, ognuno dei quali esercita un piccolo effetto che agisce insieme ai fattori epigenetici ed ambientali.

Sintomi della schizofrenia

La schizofrenia viene generalmente suddivisa in tre gruppi di sintomi: positivi, negativi e cognitivi.

I sintomi positivi sono rappresentati da comportamenti psicotici che vanno e vengono, e che in alcuni momenti risultano più evidenti a seconda che il paziente sia sotto trattamento o meno.

Tra i principali sintomi positivi troviamo:

  • allucinazioni
  • manie
  • disturbi del pensiero
  • movimenti anomali

I sintomi negativi, invece, sono associati al disturbo delle emozioni e del comportamento. Tra questi individuiamo:

  • mancanza di piacere
  • incapacità di intraprendere o sostenere attività pianificate
  • parlare poco e senza movimenti facciali

Infine, i sintomi cognitivi sono quelli più difficili da associare alla schizofrenia, e tra questi troviamo:

  • difficoltà a stare attenti e a concentrarsi
  • problemi di memoria
  • ridotte funzioni esecutive

È stato dimostrato che proprio i sintomi cognitivi rappresentano il miglior indicatore di risultati funzionali a lungo termine, sebbene la caratteristica clinica più evidente sia data dai sintomi positivi. I deficit cognitivi si manifestano con un’elevata presenza, sono relativamente stabili nel tempo e sono indipendenti dai sintomi psicotici; per questo risultano molto importanti per la ricerca.

Schizofrenia e CBD: come può aiutare il cannabidiolo?

Normalmente per controllare la schizofrenia è necessaria l’assunzione di farmaci, in particolare gli antipsicotici che aiutano la gestione delle emozioni e dei movimenti e la stimolazione del piacere. Anche le terapie possono risultare indispensabili per insegnare ai pazienti a riconoscere i pensieri anomali, per estendere il supporto ai familiari e per aiutarli a perseguire i propri obiettivi di vita.

Mentre il THC è stato provato che può aggravare i sintomi della patologia, soprattutto ansia e psicosi, il CBD al contrario li riduce.

Uno studio pubblicato nel Brazilian Journal of Medical and Biological Research, ha affermato che dopo aver esaminato le proprietà antipsicotiche del CBD negli animali, è emerso che il cannabidiolo ha un profilo farmacologico simile a quello dei farmaci antipsicotici atipici.

I ricercatori dell’Istituto di ricerca medica e sanitaria di Illawarra hanno studiato la capacità del CBD di affrontare i disturbi cognitivi e le difficoltà di concentrazione e memoria. Essi hanno scoperto che il CBD è stato in grado di ripristinare il riconoscimento e la memoria di lavoro, nonché il comportamento sociale a livelli normali.

Inoltre, i trattamenti con il cannabidiolo non hanno alterato il peso corporeo o l’assunzione di cibo, effetti collaterali comuni del trattamento con farmaci antipsicotici.

Nell’Università di Colonia in Germania, Markus Leweke ha esaminato 39 persone affette da episodi psicotici. Tra queste, 19 persone sono state trattate con l’antipsicotico amisulpride, le altre 20 con CBD. Al termine delle quattro settimane, l’esperto ha riscontrato un notevole miglioramento dei sintomi in entrambi i gruppi. I pazienti trattati con il CBD, infatti, non hanno mostrato alcuna differenza da quelli trattati con il farmaco, portando alla conclusione che il cannabidiolo non sia solo efficace contro la schizofrenia allo stesso modo dei farmaci psicotici, ma che sia anche privo dei loro tipici effetti collaterali.

Schizofrenia e CBD: in conclusione

Il dosaggio consigliato è da 3 a 30 mg di CBD da assumere due volte al giorno. Si raccomanda di consultare il proprio medico prima di procedere con l’assunzione.

Sicuramente è necessario approfondire gli studi e le ricerche per quanto riguarda l’utilizzo di CBD, ma possiamo considerarlo una buona prospettiva per il trattamento dei sintomi cognitivi negativi di questa grave malattia mentale.

Schizofrenia CBD

 

Vi ricordiamo che l’articolo è a solo scopo informativo, non va considerato come un suggerimento terapeutico e i prodotti non vanno intesi come medicinali o sostituti di essi.

Per ulteriori conferme circa le proprietà del CBD ed i suoi utilizzi dobbiamo attendere nuovi studi scientifici.

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