cannabinoidi e tumori

Cannabinoidi e tumori maligni: un nuovo potenziale trattamento

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L’azienda farmaceutica “Oxford Cannabinoid Technologies Holdings plc (OCTP)”, che si occupa dello sviluppo di farmaci a base di cannabinoidi, ha confermato di aver identificato un potenziale agente immunoterapico per il trattamento dei tumori maligni. Grazie a questa straordinaria scoperta, l’azienda ha aperto le porte alla ricerca e allo sviluppo nel campo oncologico. Questa rappresenta sicuramente una svolta in ambito medico e un’enorme speranza per tutti i pazienti oncologici. La correlazione tra cannabinoidi e tumori maligni è oggi ancora più supportata dalle nuove scoperte, che permettono agli esperti di continuare gli studi.

 

Cannabinoidi e endocannabinoidi

Il nostro cervello produce delle sostanze, note come endocannabinoidi, simili a quelle contenute nella cannabis. È proprio grazie allo studio degli endocannabinoidi che sono emersi i meccanismi alla base dei potenziali effetti terapeutici e anche degli effetti collaterali del THC.

Il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD) sono i componenti principali della Cannabis sativa. Il THC produce effetti psicoattivi e può creare dipendenza, anche se in forma minore rispetto ad altre sostanze come cocaina e nicotina. Per questo motivo, la marijuana è iscritta dal 2013 nel registro II B del testo unico 309/1990, che regola l’uso delle sostanze stupefacenti e psicotrope. I derivati della Cannabis destinati ad un uso terapeutico sono stati esclusi dalla lista delle sostanze stupefacenti, diventando sostanze farmacologiche prescrivibili. Tuttavia, il procedimento per ottenerli non è così semplice e richiede diverso tempo.

Il CBD, invece, è il composto non psicoattivo. Ad oggi si può trovare nelle erboristerie, nei negozi specializzati e sotto forma di liquidi per le sigarette elettroniche. Al contrario del THC, non crea dipendenza e sonnolenza, pertanto è liberamente commercializzato. Gli studi effettuati sul cannabidiolo sono molti e riguardano anche le malattie neurologiche (come l’epilessia) e i suoi effetti antidepressivi. La maggior parte delle ricerche sul cancro, invece, sono state condotte in laboratorio. Tuttavia, il lieve rallentamento della crescita cellulare provocato dal CBD è ancora da dimostrare nell’organismo umano.

I principali endocannabinoidi endogeni sono l’anandamide e il 2-arachidonoilglicerolo (2-AG). Essi agiscono principalmente su un recettore, chiamato CB1, che si trova nel cervello, in particolar modo nella corteccia cerebrale. Questo spiega gli effetti comuni del fumare cannabis: euforia, aumento dell’interazione sociale, diminuzione di ansia e stress, tutte funzioni localizzate nella corteccia frontale.

È grazie agli studi sul sistema degli endocannabinoidi che è possibile stabilire in parte le basi fisiologiche dell’azione del THC: in particolare, la sua azione antidolorifica e la sua capacità di aumentare l’appetito a pazienti con nausea o con gravi patologie.

 

THC e uso medico

Esistono diverse forme di THC, tuttavia quella più utilizzata dal punto di vista farmacologico è il delta-9-THC. Esso è considerato dalla Food and Drug Administration uno “strumento efficace per contrastare i disturbi legati al cancro e gli effetti collaterali delle chemioterapie”. In realtà, l’uso medico della Cannabis risale a più di 3.000 anni fa, mentre in Occidente è stata introdotta solo nell’800 principalmente come antidolorifico, antispastico e antiepilettico.

Il THC può essere assunto per via orale o per inalazione. Se la Cannabis viene ingerita, infatti, il THC, che è comunque una sostanza tossica, viene trasformato nel fegato in metaboliti, amplificando gli effetti psicoattivi. Negli Stati Uniti sono disponibili prodotti per la somministrazione orale, mentre una ditta olandese produce Cannabis terapeutica da fumare.

In Italia nel 2016, grazie alla collaborazione tra il Ministero della salute e il Ministero della difesa, è iniziata una produzione nazionale di Cannabis per uso medico presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM). Recentemente, per aumentare la produzione nazionale, è iniziata la procedura per selezionare le aziende candidate per la coltivazione di piante di Cannabis per conto dello SCFM.

L’American Cancer Society si è espressa a favore della semplificazione delle procedure per la prescrizione dei prodotti derivati della Cannabis ai malati oncologici.

 

Effetti antitumorali dei cannabinoidi

Gli studi preclinici riguardanti gli effetti antitumorali dei cannabinoidi hanno dimostrato che questi ultimi possono inibire la crescita tumorale inducendo l’apoptosi, ossia la morte programmata delle cellule maligne. Inoltre, sono emersi anche effetti antiangiogenici, cioè di blocco dello sviluppo dei vasi sanguigni che favoriscono la crescita tumorale.

Le ricerche effettuate hanno dimostrato un effetto antitumorale del delta-9-THC sul cancro al fegato e una potenziale riduzione della sorgenza di cancro al colon, grazie agli effetti antinfiammatori dei cannabinoidi.

Tuttavia, anche i cannabinoidi non sono privi di effetti collaterali, come giramenti di testa, svenimenti e cambiamenti di umore. Inoltre, nei soggetti più predisposti, il THC potrebbe peggiorare lo stato depressivo e il disturbo bipolare, oltre a favorire la comparsa di psicosi e di allucinazioni.

 

Cannabinoidi e tumori maligni: la scoperta dell’OCTP

Il 17 luglio 2023, la Oxford Cannabinoid Technologies Holdings plc (OCTP), azienda farmaceutica che sviluppa farmaci a base di cannabinoidi su prescrizione, ha annunciato con un comunicato stampa di aver ampliato formalmente la sua strategia di ricerca e sviluppo in ambito oncologico. Questo passo è avvenuto grazie all’identificazione di un potenziale agente immunoterapico “primo della classe” per il trattamento dei tumori solidi.
I test effettuati hanno evidenziato, infatti, un importante potenziale farmacologico in termini di potenza in vitro, selettività per il bersaglio e disponibilità in vivo nel sangue. Questo significa che costituirebbe un elemento potenzialmente essenziale per lo sviluppo di un medicinale a base di cannabinoidi sotto forma di compresse.

Ora l’attenzione degli esperti si concentrerà su ulteriori studi in vitro e in vivo per verificare il pieno potenziale di questo trattamento. Seguirà una valutazione di sicurezza-farmacologia prima della selezione finale, che probabilmente avverrà nel corso del 2024. Questo lavoro sarà svolto utilizzando le risorse economiche esistenti dell’Azienda stessa, che ha dichiarato di puntare ad una quota di un mercato di terapie contro i tumori che si prevede varrà 532 miliardi di dollari entro il 2032.

I potenziali vantaggi

Ad oggi le immunoterapie antitumorali disponibili agiscono principalmente aiutando il sistema immunitario umano ad attaccare e distruggere nel miglior modo possibile il cancro e, quindi, prevenendo o ritardando notevolmente la sua ricomparsa.
L’analisi fatta dall’OCTP dimostra che la risorsa principale si basa su un processo di rimozione del “blocco” causato dal cancro a discapito dell’immunità del paziente, permettendo alle cellule immunitarie di poter attaccare di nuovo la malattia.
Le terapie attualmente sono basate su anticorpi o terapie cellulari (“biologiche”), sono costose e di difficile accesso. Il nuovo potenziale trattamento scoperto dall’OCTP, invece, potrebbe fornire un farmaco efficace, facile da assumere a casa, più economico e fruibile.
Clarissa Sowemimo-Coker, amministratore delegato di OCTP, ha rivelato: “C’è un urgente bisogno di nuovi farmaci contro il cancro. Il team di OCTP ha scoperto una potenziale alternativa di trattamento di prima linea alle terapie esistenti e ai loro effetti collaterali che potrebbe fornire una valida alternativa ai costosi farmaci biologici. Sebbene siamo in una fase iniziale, questa è una notizia entusiasmante per l’azienda. l’avanguardia della ricerca e dello sviluppo e siamo estremamente entusiasti di aver identificato un possibile candidato che potrebbe avere un impatto significativo sulla vita di molte persone”.

Cannabinoidi e tumori: in conclusione

I potenziali effetti benefici dei cannabinoidi su alcuni sintomi di cui soffrono i pazienti con tumore rappresentano una grande speranza per il progresso scientifico. Naturalmente gli esperti si esprimono ancora con molta cautela, data la scarsità degli studi che, ad oggi, impedisce di trarre conclusioni certe. Certamente le proprietà antidolorifiche, antinfiammatorie e antinausea dei cannabinoidi incitano gli scienziati a continuare ad indagare in ambito medico.

E noi ci auguriamo tanto che questo sia solo l’inizio!

 

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