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Sono sempre di più le ricerche scientifiche che dimostrano quanto la cannabis possa aiutare a trattare efficacemente diversi problemi di salute. L’interazione naturale tra le molecole presenti nella pianta e il nostro sistema endocannabinoide, infatti, fa sì che, in presenza di alcune patologie, la cannabis risulti un valido rinforzo alle terapie convenzionali, migliorando notevolmente la qualità della vita dei pazienti. Questi studi scientifici continuano a mettere in discussione il proibizionismo della cannabis che ancora coinvolge moltissimi paesi, evidenziando i benefici terapeutici della pianta. La pianta di cannabis contiene più di 100 cannabinoidi, tra i quali i più noti THC e CBD. Tuttavia, le ricerche hanno sottolineato che la pianta contiene anche altre sostanze (come i terpeni e i flavonoidi) che contribuiscono in realtà all’effetto terapeutico (effetto entourage). In questo articolo vi parleremo delle principali malattie curabili con cannabinoidi e dei loro studi clinici.
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Malattie curabili con cannabinoidi
Quando si parla di cannabis c’è ancora molta incertezza e molto timore. Questo succede perchè spesso le informazioni non sono chiare e lasciano quindi un grande punto interrogativo sulla questione. In realtà, diversi studi hanno dimostrato che il CBD è uno dei cannabinoidi più sicuri per il trattamento di alcune patologie. Esistono molte malattie che purtroppo non rispondono a farmaci e cure convenzionali. Pertanto è giusto che si cerchino dei trattamenti alternativi, e uno tra questi riguarda sicuramente la cannabis. Grazie alle sue innumerevoli proprietà, infatti, è utile per il trattamento di una serie di disturbi, come insonnia, ansia, dolori muscolari e infiammazioni, ma non solo.
Acne
Tra le malattie curabili con cannabinoidi troviamo l’acne, un’infiammazione cronica della pelle che causa comedoni (punti neri e bianchi), papule (brufoli), cisti superficiali e fistolizzazioni. Si può estendere nel volto, nel collo, nel torace e nel dorso. Le ghiandole sebacee da cui origina l’acne, nascono nello strato intermedio della pelle (derma), lo stesso da cui nascono anche i peli. Questi hanno ciascuno una ghiandola che produce il sebo, ossia il grasso che rende la pelle elastica. La massima produzione di sebo avviene intorno ai 10-12 anni, l’età in cui normalmente esplode l’acne. Tuttavia l’acne può essere anche tardiva, cioè comparire nell’adulto.
Attualmente il trattamento principale non prevede l’uso di antibiotici, ma viene scelto dal medico in base a diversi fattori. Tuttavia, alcune ricerche recenti hanno dimostrato che il CBD può aiutare a curare l’acne e anche le cause sottostanti, come stress e ansia.
In uno studio condotto da Attila Olah, è emerso che il CBD ha il potenziale per essere un trattamento efficace. La ricerca, infatti, ha sottolineato che il cannabidiolo è in grado di ridurre al minimo l’olio prodotto dalle cellule della pelle, la produzione di sebo e la crescita eccessiva dei sebociti.
Inoltre, il CBD agisce anche come agente antinfiammatorio attivo e può prevenire le aree rosse che si formano intorno ai pori colpiti dall’acne.
Uno studio condotto dal Dr. Tamas Biro e da un team di scienziati in un’università ungherese, ha confermato che il CBD sarebbe un trattamento efficace in quanto previene la sintesi dei lipidi senza distruggere le cellule della pelle, aiuta a mantenere la pelle lubrificata prevenendo un’eccessiva produzione di sebo ed è più efficace nel trattamento dell’acne rispetto ai derivati della vitamina A.
Psoriasi
La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle che si manifesta con placche eritematose rosse, ricoperte di squame biancastre. Queste macchie compaiono principalmente su gomiti, ginocchia, cuoio capelluto e zona lombare della schiena e talvolta provocano prurito.
Nonostante le cause siano ad oggi ancora incerte, si sa che questa malattia è principalmente influenzata dalla genetica e da un’alterata attività del sistema immunitario. Inoltre, è spesso associata ad altre patologie infiammatorie e/o autoimmuni, come celiachia, malattie infiammatorie intestinali, diabete, ecc.
Sebbene non esista una cura certa, pare che il CBD sia in grado di contrastare i suoi sintomi. Una revisione degli studi condotti fino al 2016, ha evidenziato, infatti, come i principi attivi della cannabis possano essere utilizzati efficacemente nel trattamento di varie forme di psoriasi.
Nel 2007 i ricercatori della Medical School della Nottingham University, hanno osservato come alcuni principi attivi della pianta di cannabis (tra cui THC e CBD) fossero in grado di rallentare la crescita anormale dei cheratinociti, le cellule dell’epidermide più comuni.
In uno studio del 2017 i ricercatori dell’Università del Colorado hanno sottolineato il legame tra l’utilizzo della cannabis e una sostanziale riduzione delle malattie della pelle e dei sintomi a esse correlati.
L’efficacia del CBD nel trattamento della psoriasi è stata testata anche da un gruppo di ricercatori italiani, i quali hanno effettuato uno studio su un piccolo campione di individui. Nell’esperimento è stato utilizzato un unguento a base di CBD due volte al giorno per tre mesi consecutivi su individui affetti da psoriasi. L’unguento non solo ha ridotto l’irritazione e il prurito sulla pelle, ma ha anche migliorato la qualità della vita degli individui grazie alla riduzione del dolore e dell’infiammazione.
Cervicalgia
Con il termine cervicalgia si intende un dolore localizzato nella regione cervicale, con possibile estensione al braccio (cervico-brachialgia). Si tratta di un disturbo muscolo-scheletrico molto diffuso, causato soprattutto da posizioni scorrette. Tuttavia, può essere anche la conseguenza di incidenti che hanno alterato la struttura della colonna vertebrale.
La sintomatologia che può accompagnare questo disturbo è estremamente soggettiva e solitamente dipende dalle cause del dolore cervicale. Ulteriori sintomi che possono comparire sono ad esempio cefalea, febbre, brividi, mancanza di forza, problemi di equilibrio e di coordinazione.
L’olio al CBD è considerato uno tra i migliori antidolorifici per la cervicale, grazie alla sua azione rapida ed efficace. Gli studi scientifici sul CBD sono ancora scarsi, tuttavia i risultati ottenuti finora sono piuttosto promettenti.
In base ai dati raccolti dai sondaggi e da alcuni test effettuati su umani e altre specie animali, sembra che il CBD sia in grado di alleviare dolori e infiammazioni al collo anche se assunto in piccolissime quantità.
Che sia provocato da una postura errata o da una patologia, il dolore cervicale deriva da problemi alla colonna vertebrale. Il CBD non deve essere considerato come una cura, in quanto non elimina il problema. Tuttavia, può aiutare a rendere il dolore più sopportabile, grazie alle sue potenti proprietà antinfiammatorie, analgesiche e rilassanti. Inoltre, al contrario dei farmaci convenzionali, il cannabidiolo non provoca effetti collaterali.
Lombalgia e mal di schiena
Tra le malattie curabili con cannabinoidi troviamo anche il mal di schiena, una condizione che colpisce migliaia di persone. La maggior parte delle volte le sensazioni dolorose definite “mal di schiena” sono auto-limitanti, ossia il corpo si riprende in circa 6 settimane con l’aiuto di analgesici, esercizio fisico e altri eventuali trattamenti, come massaggi o fisioterapia. Quando la lombalgia dura più di tre mesi, invece, viene definita cronica.
I farmaci convenzionali utilizzati in questi casi comprendono prodotti da banco, antidepressivi e narcotici. Tuttavia, l’uso prolungato di questi medicinali può causare importanti effetti collaterali che inducono i pazienti a trovare altre tipologie di terapie. Una tra queste è senza dubbio l’utilizzo del CBD, che grazie ai suoi potenti effetti antinfiammatori e analgesici è in grado di alleviare i sintomi legati al mal di schiena.
Gli esperti hanno indagato sugli effetti del CBD sul mal di schiena, consci delle sue proprietà analgesiche e antinfiammatorie.
Tra gli studi più importati c’è quello del Regno Unito, avvenuto nel 2004 su 24 persone affette da dolore cronico resistente alle cure farmacologiche. Gli esperti hanno somministrato loro diversi cannabinoidi, tra i quali anche il CBD, per 12 settimane. I risultati hanno confermato gli effetti positivi: il cannabidiolo, infatti, ha alleviato notevolmente i dolori che impedivano ai pazienti di muoversi liberamente.
Un altro studio del 2011 della American Society for Clinical Pharmacology and Therapeutics ha sperimentato gli effetti della cannabis vaporizzata. Il risultato è stato molto soddisfacente, in quanto la scomparsa del dolore è stata ottenuta con dosi minime di farmaco a base di cannabinoidi (CBD e THC).
A queste ricerche si aggiunge anche uno studio riguardante l’uso di una crema al CBD, che con l’applicazione topica localizzata, che si è dimostrata efficace nel ridurre l’infiammazione e anche la percezione analgesica sensoriale. Inoltre, gli effetti collaterali sono stati nulli.