Marijuana Idroponica

Marijuana Idroponica: tutto ciò che devi sapere

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Quando si parla di coltivazione idroponica nel mondo della Marijuana si fa riferimento a una tipologia di coltura che avviene fuori suolo e mantiene il corretto apporto di nutrienti necessari allo sviluppo delle piante. Viene utilizzato un vero e proprio sostituto del terreno, detto substrato, in grado di accoglierne facilmente le radici, promuovendone la crescita.

Come affrontare questa tecnica qualora si desideri coltivare cannabis? In questa guida illustreremo tutte le variabili da considerare per ottenere un raccolto proficuo e soddisfacente, indicando le modalità più utili per gestire una coltivazione idroponica di cannabis.

Cos’è la coltivazione idroponica della marijuana

L’idroponica rappresenta una metodologia di coltivazionefuori-suolo”, che prevede il solo impiego di acqua in qualità di substrato primario. Un impianto idroponico tra i più semplici vede le piante di cannabis coltivate all’interno di semplici secchi, piccoli recipienti o ceste riempite di un substrato “inerte”, sospese al di sopra di un serbatoio pieno d’acqua. Quest’ultimo racchiude tutte le sostanze nutritive necessarie alla loro sopravvivenza, alla crescita e allo sviluppo, agevolato dall’impiego di piccole pietre porose che consentono la corretta ossigenazione del liquido.

Tale modello costituisce una “base di partenza” anche se di fatto in commercio sono disponibili sistemi più complessi che possono presentare forme differenti. La scelta dell’impianto appare dunque soggettiva e può di fatto variare in funzione delle esigenze personali del coltivatore.

Molti sono i vantaggi dati dalla coltivazione idroponica. Le piante, crescendo al di fuori del terreno, possono godere di un ecosistema controllato, privo di parassiti. In questo modo il rischio di contaminazioni batteriche e infestazioni è notevolmente ridotto.

Grazie alla possibilità di monitorare capillarmente tutti i parametri ambientali quali luce, temperatura, sostanze nutritive, conducibilità e pH, è facile ottenere risultati che superano di gran lunga quelli auspicabili mediante una coltivazione convenzionale.

Il tutto senza dover ricorrere ad antiparassitari che possono compromettere la coltivazione stessa. l’idroponica consente, infatti, di massimizzare la resa produttiva sia in termini di qualità che di quantità e rapidità dello sviluppo.

Negli ultimi anni ha rappresentato una tra le tecniche più apprezzate e utilizzate non solo dai professionisti, ma anche dai piccoli coltivatori.

Storia delle coltivazioni idroponiche

La coltivazione idroponica potrebbe sembrare il frutto dei più avanzati progressi tecnologici. In realtà l’origine della coltivazione praticata in acqua risale addirittura a migliaia di anni fa. Si ipotizza che i famosi Giardini Pensili presenti a Babilonia e sorti intorno al 600 a.C. fossero il risultato dell’impiego di quelle che rappresentavano le basi della moderna idroponica.

Nel X e XI secolo, emerge come la civiltà azteca facesse anch’essa uso della coltivazione idroponica. Questo per garantire il benessere della società, basata quasi integralmente sull’agricoltura. Abbandonando le proprie terre a causa dei numerosi conflitti, la popolazione, dopo essersi stabilita lungo le sponde del lago Tenochtitlan, iniziò a costruire vere e proprie zattere galleggianti che, rivestite di terreno, permettevano la crescita delle piante che affondavano le proprie radici nelle acque sottostanti.

Un ulteriore testimonianza risale al 1699, quando lo scienziato inglese John Woodward scelse di ricorrere alla coltivazione idroponica di piante di menta dopo aver studiato come le specie vegetali tendano a crescere con maggiore rapidità se radicate in una fonte d’acqua mista al terreno.

Ecco che la storia dell’idroponica, attraverso innumerevoli progressi, ha avvalorato la sua efficacia, anche se in ambienti e scenari completamente differenti tra loro, come la coltivazione di marijuana.

I vantaggi della coltivazione idroponica di marijuana

Sono molteplici i vantaggi dati dalla coltivazione idroponica. Innanzitutto favorisce la crescita estremamente rapida delle piante, grazie alle sostanze nutritive più facilmente disponibili per la coltura.

Sospese in acqua, penetrano rapidamente nel relativo sistema radicale, senza dover attraversare l’ostacolo dato dal terreno. L’accesso più semplice ai nutrienti, permette loro di conservare le proprie energie, focalizzate invece verso la crescita.

Ulteriore vantaggio è la possibilità di praticare tale tecnica applicandola alla coltivazione di cannabis, anche indoor. Tale opportunità consente di ottimizzare lo spazio a disposizione, incrementando notevolmente la produttività delle piante di marijuana.

Non è inoltre necessario l’impiego di fertilizzanti o erbicidi, poiché l’idroponica determina un ambiente totalmente privo di batteri, parassiti e microorganismi.

Sebbene l’idroponica rappresenti una metodologia di coltivazione relativamente complessa, offre maggiori possibilità di successo anche per i coltivatori meno esperti. 

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Come impostare una coltivazione idroponica

E’ necessario considerare attentamente tutti gli elementi che costituiscono questa tecnica, al fine di rendere facilmente gestibile l’intero impianto. Ecco come orientarsi nella scelta del substrato ideale e delle varietà di marijuana.

Scelta del substrato

Quando si sceglie di sfruttare la coltivazione idroponica per la Marijuana, gioca un ruolo fondamentale la scelta del substrato di coltura, poiché permette di mantenere nella corretta posizione l’intersezione gambo e sistema radicale della pianta.

Sono molteplici i materiali impiegati, ognuno dei quali presenta caratteristiche differenti. Tra le opzioni maggiormente apprezzate compare l’argilla espansa, eccellente materiale in grado di favorire l’ottimale ossigenazione dei sistemi radicali. In alcuni casi è necessario l’intervento del coltivatore per bilanciarne il pH. Tuttavia in commercio è facilmente reperibile un materiale già trattato e pronto all’uso.

Valida alternativa è data anche dalla lana di roccia. Questo materiale, derivato dalle rocce vulcaniche, presenta una trama del tutto simile alla lana, disponendo di un livello di ritenzione idrica utile nel mantenere umide anche parti della pianta superiori alle radici.

L’idroponica prevede anche l’utilizzo di perlite, un vetro vulcanico che presenta la capacità di espandersi qualora esposto a temperature elevate. 

In ultimo, ma non certo in ordine di importanza, la fibra di cocco, valida alternativa ecosostenibile ai substrati inerti convenzionali. Derivata dalla fibra che riveste comunemente le noci di cocco, anch’essa è in grado di favorire l’aerazione e l’ossigenazione conservando l’ottimale livello di umidità previsto dalla coltura.

Scelta della varietà di marijuana idroponica 

La selezione delle genetiche adatte alla coltivazione è un fattore di notevole importanza. Se coltivate indoor, le piante di cannabis possono assorbire i concimi con estrema rapidità, determinando una crescita assolutamente esplosiva. Meglio, dunque, optare per varietà sativa dalle dimensioni ridotte. In questo modo si agevola l’ottimizzazione dello spazio a disposizione e si permette la coltivazione simultanea di piante differenti.

La varietà White Widow è ideale per questa tipologia di coltivazione. Si tratta di un ibrido costituito da genetica 50% indica 50% sativa. E’ in grado di raggiungere 60–100cm d’altezza se coltivata indoor, determinando una resa di circa 450–500g di infiorescenze al metro quadro dopo un periodo di fioritura di 8–9 settimane.

Da non sottovalutare nemmeno la Royal Dwarf, ibridazione tra Skunk e ruderalis che da vita a una pianta compatta e perfettamente in grado di garantire un’ottima resa. Ha un’altezza di circa 40-70cm e può produrre facilmente 200g al metro quadro in sole 8 settimane di fioritura, se coltivata indoor.

Scelta dell’impianto di coltivazione idroponica

Dopo aver scelto il substrato di coltura adatto, è necessaria la scelta dell’impianto di coltivazione cannabis idroponica. 

Deep Water Culture

Rappresenta non solo la soluzione più economica, ma anche quella maggiormente adatta a coltivatori neofiti. Le piante, infatti, vengono disposte all’interno di secchi entro i quali viene impiegata una soluzione nutriente abbinata a una pompa dell’aria per apportare la giusta quantità di ossigeno, in maniera costante.

Ebb & flow

Il sistema flusso e riflusso permette il fluire e rifluire dell’acqua. Caratterizzato da una serie di secchi sospesi su un vassoio dotato di ingresso e uscita per l’acqua, vede entrambe le aperture connesse a un serbatoio esterno che unisce le sostanze nutritive a una pietra porosa che promuove l’ossigenazione e a una pompa utile a veicolare l’acqua all’interno del vassoio stesso. In questo caso le radici non appaiono costantemente immerse in acqua.

Goccia a goccia

Si tratta di un impianto idroponico molto simile al sistema di irrigazione impiegato nelle coltivazioni convenzionali. È caratterizzato da un vassoio di grandi dimensioni, dove è collocato il substrato entro il quale vengono posizionate le piante, irrigate ognuna da un piccolo tubicino di gocciolamento. Al contempo un serbatoio d’acqua esterno, unito a una pompa e alle pietre porose ne garantisce il gocciolamento costante. In questo caso le radici sono esposte continuamente all’aria, mentre l’acqua in eccesso rientra automaticamente all’interno del serbatoio.

Pellicola nutritiva

Questo sistema consiste nel porre le piante all’interno di un cilindro inclinato per far si che l’acqua una volta penetrata da un lato, esca successivamente dall’altro sfruttando la gravità. In questo caso le radici crescono direttamente nel cilindro. In idroponica è possibile sfruttare il sistema a stoppino, impianto basico simile al sistema goccia a goccia: anche in questo caso, l’acqua è posta in un serbatoio al di sotto di un vassoio, da cui escono piccoli stoppini che penetrano nel substrato, permettendone l’irrigazione in maniera passiva.

Aeroponica

Si tratta della versione moderna ed evoluta dell’idroponica. Questo sistema prevede la disposizione delle piante di marijuana nella parte superiore di un grande serbatoio riempito d’acqua per il 25%, dove è immersa una pompa volta a veicolare i nutrienti verso appositi diffusori. Proprio grazie alla nebulizzazione, l’assorbimento a carico delle radici viene favorito, consentendo alle piante di ricevere aria e acqua in quantità ottimali.

Come ottimizzare la resa 

Ottimizzare la resa dell’impianto di idroponica di Marijuana è necessario al fine di favorire lo sviluppo e la crescita delle piante di cannabis, preservandola da eventuali problematiche che un ambiente umido può comportare, come la possibile proliferazione di agenti patogeni.

Meglio dunque provvedere a sterilizzare e pulire l’attrezzatura in maniera accurata, nonché ad una regolare manutenzione.

E’ sempre necessario testare con regolarità il pH del substrato, questo poiché le sostanze nutritive appaiono maggiormente disponibili per le piante

Un ambiente di crescita ottimale prevede che la temperatura dell’acqua presente nell’impianto idroponico, si attesti a circa 20°C. E’ necessario monitorarla sempre mediante un termometro ad acqua.

Importante apportare sempre una corretta quantità di fertilizzante, poiché le piante in idroponica presentano le medesime necessità di quelle coltivate in terreno. Esistono per questo fertilizzanti concepiti ad hoc, che contengono tutte le sostanze utili a favorire la fase vegetativa e quella di fioritura.

E’, inoltre, fondamentale la pulizia periodica di serbatoi e vassoi, che dovrebbe essere effettuata ogni 2 settimane circa.

Principali errori da evitare quando si coltiva la marijuana idroponica

Avviare una coltivazione idroponica di marijuana non è da considerarsi semplice, specie se si è alle prime armi. Commettere errori sovente evitabili può seriamente compromettere l’intera coltura, pregiudicandone non solo lo sviluppo ma anche e soprattutto la resa finale.

Come per le convenzionali coltivazioni indoor, anche in idroponica le piante di cannabis necessitano di un’illuminazione corretta: una mancanza di luce comporta l’utilizzo irregolare delle sostanze nutrienti, così come un rallentamento della fotosintesi.

Discorso analogo per quanto concerne il livello di umidità che dovrebbe attestarsi intorno al 40% e il 50% in fase di fioritura e fra il 50% e il 60% in fase di crescita.

Particolare attenzione anche alla ventilazione che, se scorretta, non consente alla pianta di ricevere la quantità di CO2 necessaria alla fotosintesi.

Importante in idroponica, evitare di commettere errori legati all’irrigazione. Se eccessiva, il substrato tende a rimanere sommerso impedendo la corretta aerazione.

 

 

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