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Decreto CBD: cosa sta succedendo?

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Grazie al ricorso presentato il 3 ottobre al Tribunale Amministrativo del Lazio dall’Associazione ICI (Imprenditori Canapa Italia), il decreto del Governo Meloni riguardante il commercio di CBD è stato sospeso. Il giudice, infatti, ha stabilito che non si può bloccare il commercio né procedere con il sequestro della merce.

Ma cosa sta succedendo?

Il decreto CBD

Per capire meglio cosa sta succedendo in queste settimane, facciamo un passo indietro.

Il primo ottobre 2020, l’allora Ministro della Salute Speranza ha emanato un decreto che prevedeva l’inserimento del CBD a uso orale nella tabella dei medicinali estratti da stupefacenti. Dopo soli due giorni dall’entrata in vigore del decreto, il 28 ottobre 2020 lo stesso Speranza ha emanato un ulteriore decreto che sospendeva quello precedente.

Il 21 agosto 2023, il Ministro della Salute Schillaci ha pubblicato un terzo decreto nella Gazzetta Ufficiale, in cui revoca a sua volta il decreto di sospensione dell’ex Ministro Speranza.

Dal 20 di Settembre 2023, quindi, il primo decreto dell’1 Ottobre 2020 è rientrare in vigore, includendo così nella tabella dei medicinali estratti da stupefacenti tutti i prodotti ad uso orale del cannabidiolo (CBD), permettendone l’acquisto solamente in farmacia previa prescrizione medica.

Il ricorso

L’Associazione ICI (Imprenditori Canapa Italia) ha subito presentato ricorso il 3 ottobre al Tribunale Amministrativo del Lazio.

Il Giudice Amministrativo ha accolto le obiezioni, sospendendo così il decreto che classifica come “medicinali stupefacenti” i prodotti con cannabidiolo fino alla camera di consiglio del 24 ottobre.

Raffaele Desiante, presidente dell’Associazione ICI, ha commentato così la sospensione: “Si tratta del miglior risultato che potevamo ottenere. Ora aspettiamo la conferma della Camera di consiglio il 24 ottobre”.

In particolare, l’ICI ha denunciato l’illegittimità del decreto CBD “in quanto, tra le altre cose, l’inserimento dei composti ad uso orale a base di CBD nella tabella dei medicinali ivi stabilito è stato disposto senza la previa adozione del parere del Consiglio Superiore di Sanità”. Inoltre, il decreto era già stato sospeso dal Ministero della Salute proprio per la necessità di una conferma scientifica.

L’Associazione sottolinea come la decisione del Ministero della Salute sia in netto contrasto con la giurisprudenza comunitaria, che ha escluso che il Cbd possa costituire uno stupefacente ai sensi del diritto europeo e con le posizioni assunte dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

Qual è la situazione in Europa?

La situazione europea riguardo il tema del CBD è completamente opposta. Nel 2017, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che le formulazioni di CBD puro, con THC inferiore allo 0.2%, non devono essere sotto controllo internazionale poichè non creano dipendenza.

Nel 2020, poi, la Corte di Giustizia Europea ha emanato una sentenza sul CBD, dove stabilisce che il cannabidiolo non può essere considerato una sostanza stupefacente e uno stato membro non può vietarne la commercializzazione se la sostanza è legalmente prodotta in uno stato membro, se estratto dalla pianta di Cannabis Sativa nella sua interezza e non soltanto da fibre e semi.

In Germania, ad esempio, il tribunale amministrativo di Düsseldorf ha annullato il divieto della vendita di prodotti con CBD naturale, rendendo il cannabidiolo legale a tutti gli effetti.

Anche in Francia, nel dicembre 2022, il Conseil d’État francese ha annullato l’ordinanza governativa che permetteva l’uso di fiori e foglie di canapa solo per produzione industriale.

Perchè allora l’Italia vuole andare controcorrente?

L’incongruenza tra il decreto CBD e la posizione Europea

Ci sono diversi punti di incongruenza tra il nuovo decreto CBD italiano e il punto di vista del resto d’Europa. Analizziamo insieme i 5 punti principali:

  1. L’OMS ha specificato che il cannabidiolo non crea dipendenza e quindi non deve essere sotto controllo statale;
  2. La Corte di Giustizia Europea afferma che il CBD non può essere considerato una sostanza stupefacente, pertanto uno stato membro non può vietarne la commercializzazione se legalmente prodotto in un altro stato membro;
  3. Il decreto del Ministro Schillaci fa riferimento solamente a composizioni per uso orale di CBD, escludendo tutte le altre categorie di prodotti;
  4. Il decreto è ambiguo, poichè non specifica se il divieto riguarda i prodotti per uso orale composti parzialmente da CBD o esclusivamente CBD isolato;
  5. Il decreto CBD va in contraddizione con la normativa italiana stessa. La Legge 242/2016 permette la coltivazione di canapa per la produzione di vari prodotti, come ad esempio quelli ad uso alimentare.

Le conseguenze del decreto CBD

Il decreto legge di agosto avrebbe avuto un enorme impatto sul commercio e sull’acquisto di prodotti orali al Cbd. Lo scopo principale del provvedimento, infatti, era quello di modificare la classificazione di questi prodotti, con conseguenze significative soprattutto per gli operatori del settore.

Per questo motivo i produttori e i rivenditori hanno fatto ricorso, sottolineando il mancato coinvolgimento del Consiglio superiore della Sanità nella decisione e ricordando che la decisione di riportare il cannabidiolo nella lista delle sostanze stupefacenti va in contrasto con la giurisprudenza comunitaria. Dopo l’entrata in vigore del decreto sono stati fatti diversi controlli nei confronti degli operatori economici, accusati di violare la legge sugli stupefacenti, con conseguente sequestro della merce. Per fortuna il Tar ha sospeso, anche se momentaneamente, il decreto, fino all’udienza di merito fissata per il prossimo 24 ottobre.

Fino a oggi, la Corte non si è espressa sulla legittimità o meno del decreto CBD. Tuttavia, il provvedimento giudiziale di sospensione serve a tutelare i venditori di CBD e tutti i lavoratori coinvolti nell’ambito produttivo.

Il 24 ottobre la Corte deciderà se mantenere la sospensione del decreto fino all’emissione del giudizio o se revocare la sospensione.

Il mercato della cannabis light in Italia

Nel nostro Paese, il mercato della cannabis light porta circa 150 milioni di euro l’anno e offre lavoro a più di 10.000 persone. L’entrata in vigore del decreto CBD, quindi, porterebbe moltissimi danni economici e sociali.

I primi a subirne le conseguenze sarebbero i piccoli rivenditori, come i negozi fisici di cannabis light, ma anche i negozi online e tutte le aziende che si occupano della produzione, la trasformazione e la commercializzazione di CBD.

La filiera che ha costruito il mercato del cannabidiolo è composta da moltissime attività e soprattutto da migliaia di operatori. Permettere la vendita di prodotti al CBD esclusivamente farmaceutici, oltre a creare un enorme danno economico ed occupazionale, lascerebbe spazio alle aziende straniere, che naturalmente ne approfitterebbero per appropriarsi del mercato italiano della cannabis.

L’Associazione ICI, con il suo ricorso, ha voluto quindi cercare di ottenere una sospensione immediata del decreto CBD, tutelando l’intero settore.

Cosa può succedere dopo la decisione del Tar?

La sospensione del decreto CBD ha permesso di non bloccare la vendita e il commercio dei prodotti a base di cannabidiolo ad uso orale. In questo momento, quindi, non possono procedere con i sequestri della merce.

Il 24 ottobre ci sarà la prima udienza e il Ministero della Salute cercherà naturalmente di difendere il decreto. Cosa può succedere dunque dopo la decisione del Tar?

Le opzioni sostanzialmente sono due:

  • il provvedimento non verrà applicato a tutti i derivati che rientrano nell’autorizzazione alla coltivazione come indicato dalla legge 242, limitando l’applicazione del decreto CBD all’ambito farmaceutico;
  • in attesa dell’esito del giudizio, verrà confermata la sospensione del decreto di Schillaci almeno per i prossimi due anni, la durata media di un processo amministrativo.

La seconda opzione è quella più probabile, in quanto difficilmente nella fase cautelare il giudice entra nel merito. In questo caso, il Ministero della Salute si costituirà in giudizio, sostenendo che le ragioni del ricorso non abbiano fondamento.

Si può ancora acquistare legalmente su CBD Therapy?

La risposta è si! La sospensione del decreto CBD ha annullato (momentaneamente) di fatto la proposta del Ministro della Salute, pertanto è possibile continuare ad acquistare legalmente sul sito di CBD Therapy

Mancano pochi giorni ormai al 24 ottobre. Non ci resta che attendere fiduciosi la decisione del Tar.

Noi non ci arrendiamo!!

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