cbd effetti sul cervello

Il CBD e gli effetti sul cervello

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Tra i numerosi fitocannabinoidi presenti nella Cannabis Sativa, il CBD è sicuramente uno dei più studiati, grazie alle sue molteplici proprietà. A differenza del THC, Il CBD non agisce sui recettori CB1 e CB2 e non presenta effetti narcotici. Questo lo rende una molecola piuttosto versatile e utile per diversi trattamenti. Ma quali effetti ha il CBD sul cervello?

Se sei incuriosito da questo cannabidiolo ma hai ancora qualche perplessità sui suoi potenziali effetti, in particolare sul cervello, continua a leggere!

Che cos’è Il CBD?

La pianta di Cannabis contiene più di cento composti chimici, chiamati cannabinoidi, che interagiscono con il sistema endocannabinoide del corpo umano. Uno di questi è appunto Il CBD, conosciuto anche come cannabidiolo. Il CBD non è un componente psicoattivo, al contrario del THC, pertanto non provoca alterazioni della mente.

Negli ultimi anni sono state fatte numerose ricerche per scoprire le proprietà e i benefici del CBD sul corpo umano. Possiamo quindi affermare che il cannabidiolo interagisce con il corpo per mantenere o ripristinare il benessere generale.

Ad oggi i prodotti al CBD sono disponibili sotto diverse forme e possono essere utilizzati in modi differenti a seconda delle esigenze. L’Unione Europea non obbliga gli stati a consentire la vendita di CBD, pertanto la disponibilità di cannabidiolo varia a seconda dei Paesi. La ricerca scientifica sottolinea il potenziale del CBD come trattamento per una vasta gamma di condizioni, tra cui artrite, diabete, alcolismo, SM, dolore cronico, schizofrenia, depressione, infezioni, epilessia e altri disturbi neurologici.

Come funziona il cervello

Il ruolo principale del cervello è quello di elaborare ogni informazione che viene inviata attraverso il corpo per poi rimandarla indietro. Sostanzialmente è la macchina centrale che controlla movimenti, memoria e cognizione.

Il cervello è composto da tre sezioni principali: cervelletto, tronco encefalico e telencefalo, la parte più estesa, responsabile della capacità di camminare, pensare, parlare, leggere, ascoltare. Il telencefalo ha due emisferi: quello sinistro, che controlla la parte destra del corpo, e quello destro, che controlla la parte sinistra. Ognuno degli emisferi si suddivide in 4 lobi, ossia temporale, frontale, occipitale e parietale, ciascuno dei quali svolge funzioni specifiche.

Il cervelletto, posto nella parte posteriore del cervello, è responsabile del movimento. Il tronco encefalico, invece, si trova nella parte inferiore del cervello e la sua funzione principale è quella di connettere il telencefalo con il midollo spinale e, quindi, di controllare ad esempio la respirazione e la pressione sanguigna.

CBD: effetti sul cervello

Come vi abbiamo accennato, i cannabinoidi presenti nella cannabis interagiscono all’interno del sistema endocannabinoide, permettendo di regolare il benessere del corpo. Questo sistema è composto da recettori presenti non solo sul cervello, ma su tutto il corpo. L’organismo genera autonomamente endocannabinoidi, soprattutto con l’aiuto degli acidi grassi Omega-3. Tuttavia, talvolta non ne produce a sufficienza, rompendo l’equilibrio del sistema endocannabinoide.

I recettori cannabinoidi naturali sono due, CB1, che si trovano nel cervello, e CB2, che sono presenti nel sistema nervoso, nell’intestino e nel tessuto connettivo. I cannabinoidi CBD e THC sono i principali associati al dolore. Quando assumiamo cannabis, questi cannabinoidi sono in grado di attivare i recettori CB1 e CB2 lungo tutto il corpo.

Numerosi studi clinici hanno confermato le proprietà rilassanti e calmanti del CBD, in quanto quest’ultimo è in grado di limitare la produzione di cortisolo, definito “l’ormone dello stress”. Inoltre, il CBD ha la capacità di favorire la concentrazione, migliorare l’umore e diminuire la percezione del dolore.

CBD e neurogenesi

La neurogenesi è un processo attraverso il quale il cervello genera nuovi neuroni, le cellule nervose che ricevono le informazioni sensoriali e inviano ordini ai muscoli per produrre movimento. Secondo diverse teorie, il CBD aiuta ad incrementare la neurogenesi. In uno studio del 2010 condotto sui topi, si è scoperto che una dieta arricchita con CBD favoriva la sopravvivenza dei neuroni appena formati. In uno studio del 2018, invece, eseguito su topi affetti da stress cronico, si è scoperto che Il CBD accresceva la differenziazione neuronale, ovvero il processo di sviluppo cellulare.

Gli studiosi concordano sul fatto che il cannabidiolo possieda la capacità di potenziare l’attività neurogenica, nonostante siano necessari ulteriori studi.

CBD e stress ossidativo

Lo stress ossidativo si verifica quando il corpo produce più radicali liberi rispetto agli antiossidanti. I radicali liberi sono molecole che sottraggono elettroni ad altre cellule, provocando dei danni all’organismo. Un eccessivo stress ossidativo favorisce il processo di invecchiamento e potrebbe provocare lo sviluppo di problemi di salute a lungo termine, come ad esempio diabete, disturbi cardiaci e cancro.

Gli studi effettuati fino ad oggi hanno dimostrato che il CBD sarebbe in grado di ridurre i livelli di stress ossidativo. Uno studio del 2008 ha evidenziato che il cannabidiolo possiede il potenziale per bloccare le endotossine che provocano lo stress ossidativo.

Anche malattie degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson sono in parte causate dallo stress ossidativo. Tuttavia studi recenti hanno confermato che il CBD ha il potenziale per dare sollievo a queste patologie.

Secondo uno studio del 2011, inoltre, il cannabidiolo sarebbe in grado di proteggere dal danno ossidativo causato dall’anfetamina. In aggiunta, uno studio del 2007 aveva scoperto che il CBD attenua la neuroinfiammazione provocata dall’Alzheimer, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie.

CBD e flusso ematico cerebrale

Il flusso del sangue è fondamentale per il funzionamento ottimale del cervello. Negli umani, il flusso ematico cerebrale medio è di 50ml di sangue per 100 grammi di tessuto cerebrale al minuto. Recenti studi hanno evidenziato una connessione fra il CBD e il flusso ematico cerebrale.

Uno studio del 2020, pubblicato nel Journal of Psychopharmacology, ha dimostrato le possibili capacità del CBD di incrementare il flusso sanguigno verso l’ippocampo, cioè l’area del cervello responsabile dell’apprendimento e della memoria. Inoltre, il CBD potrebbe potenzialmente migliorare il modo in cui il cervello elabora le memorie emotive.

CBD ed effetti psicotropi

E’ risaputo che il THC è il responsabile degli effetti psicotropi e può provocare ansia e paranoia. Il CBD, tuttavia, sembra che possa aiutare a riequilibrare queste spiacevoli sensazioni.

Secondo uno studio del 2015, infatti, il CBD può aiutare a ridurre l’ansia indotta dal THC. Questo significa che il CBD riduce la capacità del THC di provocare effetti psicotropi secondari legandosi con i recettori CB1.

Inoltre, il CBD sembra essere un potenziale ausilio nel trattamento del disturbo post traumatico da stress e dell’ansia sociale.

CBD e sostanze neurochimiche

Il cervello ospita diverse sostanze neurochimiche, responsabili della modulazione di varie funzioni cerebrali. Le più interessanti sono senz’altro dopamina e anandamide.

La dopamina è un ormone che viene rilasciato durante esperienze gratificanti come mangiare o fare sesso. La dopamina aumenta anche con il consumo di droghe come nicotina, cocaina e anfetamine, e questo la rende generatrice di dipendenza. Secondo una ricerca pubblicata nel 2017, il CBD sarebbe in grado di combattere le dipendenze.

L’anandamide è una sostanza neurochimica scoperta dal Dr. Raphael Mechoulam, che ha un forte impatto sulla gioia e sul benessere. Sembra che questo endocannabinoide svolga delle funzioni legate anche al piacere, all’apprendimento e alla memoria. Il CBD, infatti, inibisce la ricaptazione e la scomposizione dell’anandamide, provocando, quindi, un aumento dei livelli dell’endocannabinoide nell’organismo.

CBD e memoria

Alcuni studi dimostrano che utilizzando il CBD si possono combattere gli effetti della perdita di memoria e dunque è possibile migliorare la cognizione generale.

Gli scienziati sostengono che la neuroprotezione del CBD antinfiammatorio sia provocata grazie alla sua azione sui recettori CBD2, in quanto il cannabidiolo agisce per produrre delle risposte antinfiammatorie nelle cellule del cervello. Di conseguenza il CBD limita i danni delle infiammazioni.

Nello specifico, è stato dimostrato che il CBD riduce il danno ossidativo nel cervello sul recettore cannabinoide CB2. Pertanto può aiutare anche a migliorare la memoria nelle persone che soffrono di schizofrenia.

Nelle persone che soffrono di malattie degenerative, come ad esempio l’Alzheimer, il CBD previene lo svolgimento del deficit di memoria di riconoscimento sociale e ritarda il processo di neurodegenerazione in quanto stimola la neurogenesi. Ancora non si è dimostrato l’utilizzo del CBD come trattamento per l’Alzheimer, tuttavia gli effetti positivi invitano ad approfondire gli studi investigativi.

CBD ed effetti sul cervello: gli studi

Uno studio della Northwestern University, realizzato in collaborazione con il Massachusetts General Hospital e la Harvard Medical School, pubblicato sul The Journal of Neuroscience, affermava che la cannabis potesse provocare dei cambiamenti strutturali nel cervello. Tuttavia, in America diverse associazioni avevano sottolineato come lo studio fosse stato finanziato da vari “oppositori” della cannabis. Le teorie sostenute, infatti, sono state smentite da una pubblicazione del 2015, sempre sul The Journal of Neuroscience, ad opera degli scienziati della University of Colorado Boulder e della University of Louisville. Secondo gli esperti gli esiti dello studio precedente non erano scientifici.

Nel nuovo studio sono stati selezionati adulti e adolescenti, alcuni consumatori abituali di cannabis e altri non consumatori. Tutti sono stati analizzati tramite risonanza magnetica del cervello. I risultati hanno confermato che non sono state trovate differenze significative tra chi consuma cannabis ogni giorno e i non consumatori. Secondo i ricercatori i risultati indicavano che, controllando attentamente l’uso di alcool, sesso, età e altre variabili, non vi era alcuna associazione tra l’uso di cannabis e il volume o la forma delle strutture sottocorticali.

Inoltre, nel 2014, l’European College of Neuropsychopharmacology ha pubblicato i risultati di un ampio studio. Gli esperti hanno concluso affermando che non esiste nessuna correlazione tra un utilizzo moderato di cannabis in età adolescenziale e i risultati degli esami sul loro quoziente intellettivo.

La ricerca brasiliana

Dagli inizi degli anni Ottanta ad oggi, sono numerose le ricerche innovative svolte dai ricercatori brasiliani, che hanno contribuito a rivalutare il ruolo del CBD e della Cannabis nella medicina ufficiale.

La storia degli scienziati brasiliani in questo campo comincia negli anni ’70, quando i potenziali effetti terapeutici del CBD furono dimostrati sia in diversi modelli animali di disturbi neuropsichiatrici, sia in studi clinici con soggetti umani, rendendoli i primi ricercatori a mettere in evidenza gli effetti ansiolitici e antipsicotici del CBD.

Nel 1982, gli scienziati brasiliani furono i primi a testare l’interazione tra CBD e THC in volontari sani, scoprendo che alte dosi orali di THC provocavano ansia e sintomi psicotici, che venivano attenuati quando il CBD veniva somministrato insieme al THC.

I dati promettenti di questi esperimenti, hanno aperto la strada ad una serie di ulteriori ricerche che hanno stabilito, attraverso studi su cellule, animali da laboratorio e pazienti, un chiaro legame tra CBD e attività antipsicotica.

Effetti collaterali CBD

Conclusioni

Fino a qualche tempo fa, parlare di CBD significava affrontare un argomento tabù. Oggi, grazie alle continue ricerche, siamo consapevoli di essere davanti ad una sostanza colma di benefici per il nostro organismo. Assumere regolarmente CBD può aiutare il nostro cervello ad affrontare meglio diversi disturbi, sia psicologici che fisici, come insonnia, ansia e depressione, stress, dolori cronici.

Il cannabidiolo non provoca uno stato di alterazione mentale, piuttosto favorisce la creatività e la concentrazione. Naturalmente si consiglia sempre di consultare il proprio medico prima di iniziare l’assunzione, soprattutto se sono presenti altri disturbi.

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Vi ricordiamo che l’articolo è a solo scopo informativo, non va considerato come un suggerimento terapeutico e i prodotti non vanno intesi come medicinali o sostituti di essi.

Per ulteriori conferme circa le proprietà del CBD ed i suoi utilizzi dobbiamo attendere nuovi studi scientifici.

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