Era da giorni che aspettavamo questa notizia e finalmente ora lo possiamo dire: il Tar del Lazio ha confermato la sospensione del decreto CBD!
Il Tribunale amministrativo regionale Lazio, dopo aver accolto l’istanza di sospensiva il 5 ottobre, ha confermato la richiesta, fissando l’udienza pubblica per la trattazione del merito il 16 gennaio 2024.
Fino ad allora rimarranno sospesi gli effetti del decreto del governo Meloni. Questo prevedeva l’inserimento dei prodotti al cannabidiolo (CBD) ad uso orale nella tabella dei medicinali contenenti stupefacenti, vietandone di fatto la vendita. Grazie all’intervento dell’associazione Imprenditori Canapa Italia (ICI), il Tar del Lazio aveva temporaneamente bloccato la norma a inizio ottobre.
Con la conferma avvenuta il 24 ottobre, i prodotti orali contenenti cannabis light potranno continuare ad essere commercializzati. Quantomeno fino ad un pronunciamento definitivo e alla valutazione dell’Istituto superiore di sanità.
Sospensione decreto CBD: le motivazioni del Tar
Il tribunale amministrativo ha sottolineato che “la motivazione appare priva della richiesta integrazione istruttoria e non esistono accertati concreti pericoli di induzione di dipendenza fisica o psichica da cannabidiolo (CBD). Inoltre sottolinea che “non appaiano configurarsi, allo stato di fatto, imminenti rischi per la tutela della salute pubblica”.
Nell’ordinanza si legge che “si prospettano come fondati, sia pure a un sommario esame, i vizi di carenza istruttoria e di vizio di motivazione” sollevati nel ricorso, e “gli effetti del decreto gravato non appaiono risolversi in un mero pregiudizio economico, ma sembrano comportare, altresì, importanti ricadute in termini di riorganizzazione e di riassetto, onde non incorrere in responsabilità, tra cui in particolare quella penale, degli operatori di un intero settore nei quali la stessa incertezza delle scelte amministrative ha ingenerato un legittimo affidamento”.
Il giudice, quindi, ha considerato il decreto carente nelle sue motivazioni.
Non è certo una svolta per il settore. Tuttavia si tratta di una prima piccola vittoria per gli Imprenditori canapa Italia e per tutte le altre associazioni di settore.
Il ricorso sostiene l’illegittimità del decreto proposto dal Governo Meloni, in base alla normativa nazionale e alla giurisprudenza europea. Quest’ultima, infatti, già nel 2020 aveva escluso che il Cbd potesse essere considerato uno stupefacente.
Nonostante la comunità scientifica di settore non abbia ancora raggiunto un consenso in merito all’efficacia terapeutica del Cbd per il trattamento di tutte le patologie per le quali viene impiegato, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha confermato che l’uso di Cbd non mostra potenziale d’abuso o di dipendenza e non ci sono problemi di salute pubblica associati.
Sicuramente questo è un grosso punto a favore. Ora non ci resta che attendere (fiduciosi) l’udienza del prossimo 16 gennaio.