decarbossilazione della cannabis

Decarbossilazione della cannabis: cos’è e perchè si fa

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Sapevate che in realtà la pianta di cannabis “cruda” contiene poche o addirittura nessuna sostanza psicoattiva? Forse questa cosa vi sorprenderà, tuttavia se mangiate alcune cime appena raccolte, vi accorgerete di non sentire alcun effetto psicoattivo rilevante. Questo è dovuto al fatto che i cannabinoidi sono presenti nella pianta nella loro forma acida. Pertanto, invece di tetraidrocannabinolo (THC) o cannabidiolo (CBD), i tricomi producono acido tetraidrocannabinolico (THCA) e acido cannabidiolico (CBDA). Nella forma acida, i cannabinoidi hanno dimostrato di avere alcuni benefici terapeutici; tuttavia, per trasformarsi nelle loro forme attive più note come THC e CBD, devono passare attraverso un processo chiamato decarbossilazione della cannabis.

Ma di cosa si tratta esattamente? Come avviene questo processo? Continuate a leggere per scoprirlo!

Cos’è la decarbossilazione della cannabis

Il termine decarbossilazione, o decarbossilazione, descrive il processo di esposizione della cannabis al calore, per attivare i cannabinoidi nelle cime, nelle foglie, nelle finiture o nel kief della pianta. È proprio la decarbossilazione che permette ai consumatori di sperimentare gli effetti inebrianti dei componenti attivi della pianta. Durante il processo, infatti, la materia vegetale viene esposta a temperature sufficientemente calde da separare il gruppo carbossilico dai cannabinoidi presenti nella loro forma acida, come il THCA e il CBDA. Così facendo il THCA si trasforma nel cannabinoide psicotropo THC e il CBDA, invece, si trasforma nel cannabinoide terapeutico CBD.

Per evitare di compromettere le proprietà delle cime, è fondamentale che la temperatura non superi i 110°C e che l’esposizione al calore non superi i trenta, massimo quaranta minuti. In questo modo, infatti, i principi attivi verranno attivati senza danneggiare i terpeni, responsabili dell’aroma della cannabis.

I pazienti che utilizzano la marijuana medicinale per trattare le loro patologie, devono assicurarsi che la cannabis sia decarbossilata. In caso contrario, infatti, i prodotti non rilascerebbero gli effetti necessari. Il processo di decarbossilazione, inoltre, è essenziale per introdurre i cannabinoidi in un’ampia gamma di prodotti. Senza questo processo, infatti, i consumatori non avrebbero una scelta così vasta di prodotti commestibili, topici e sublinguali, come gomme, biscotti, capsule, supposte, oli, creme e molti altri.

Come avviene la decarbossilazione della cannabis?

Esistono diversi metodi di decarbossilazione; di seguito vi riporteremo i 5 più comuni.

Decarburazione naturale

Forse non tutti sanno che il tempo stesso può trasformare il THCA in THC. L’erba, infatti, può decarbossilarsi da sola, basta semplicemente aspettare. Tuttavia, proprio questa caratteristica rappresenta lo svantaggio principale di questo metodo, in quanto è molto dispendioso in termini di tempo. Inoltre, non è una tecnica adatta per fare commestibili. In questo caso, sono necessari circa dodici mesi per ottenere i risultati desiderati;

Teglia da forno

Si tratta del metodo più utilizzato, in quanto molto semplice anche da fare in casa, senza la necessità di particolari attrezzature. L’unico svantaggio è che in questo modo l’odore di cannabis invaderà probabilmente tutta la casa. Per questo metodo è necessario:

  • Preriscaldare il forno a 120°C;
  • Foderare una teglia con un foglio di alluminio (o carta da forno);
  • Mettere la cannabis macinata sulla teglia;
  • Infornare per mezz’ora.

Sacchetto da forno

Funziona in maniera molto simile al metodo precedente. La differenza è che utilizzando questo metodo avrete molto meno odore. Sarà necessario:

  • Preriscaldare il forno a 120°C;
  • Mettere la cannabis in un sacchetto da forno;
  • Fare un nodo stretto al sacchetto per mantenere l’odore all’interno;
  • Mettere il sacchetto su una teglia da forno;
  • Cuocere per mezz’ora.

Barattoli Mason

I barattoli di vetro Mason sono ideali per decarbossilare la cannabis, in quanto mantengono l’odore all’interno. Inoltre, possono essere sigillati sottovuoto per conservare l’erba. Per decarbonizzare la cannabis in questo modo occorre:

  • Preriscaldare il forno a 120°C;
  • Mettere la cannabis nel barattolo;
  • Avvitare bene la parte superiore;
  • Posizionare il barattolo sulla griglia del forno;
  • Cuocere per mezz’ora finché la cannabis assume un colore marroncino.

Macchina per la decarbossilazione

Infine, per i professionisti, è possibile acquistare una macchina per la decarbossilazione della cannabis. In questo caso sarà necessario solamente avviare il macchinario e attendere che faccia il suo lavoro. La macchina decarbonizzerà lentamente l’erba e smetterà di applicare calore quando il processo sarà terminato. L’unico aspetto negativo della macchina per la decarbossilazione è il fatto che sia necessario più tempo rispetto ad altri metodi. Di solito, infatti, ci vogliono fino a due ore per completare il processo.

I principali benefici della decarbossilazione

Quali sono i principali benefici di questo processo? Di seguito ve li elenchiamo:

  • La decarbossilazione della cannabis fa sì che si creino le forme psicoattive dei cannabinoidi, come il THC. Questo permette di godere sia dei benefici ricreativi che di quelli terapeutici;
  • Il calore causato dal processo di decarbossilazione della cannabis aiuterà a distruggere qualsiasi tipo di muffa eventualmente presente nelle cime;
  • La decarbossilazione permette al CBDA di convertirsi in CBD. Il CBDA può avere qualche beneficio utile, tuttavia sappiamo che gli effetti benefici maggiori sono dovuti al CBD.

4 suggerimenti utili per la decarbossilazione

La decarbossilazione della cannabis è fondamentale quando si desidera cucinare o estrarre l’olio dai fiori di cannabis per ottenere tutti i benefici delle forme attivate di THC e di CBD. Se invece si vaporizza o si fuma, questo processo non è necessario, poiché il calore intenso dello spinello o del vaporizzatore decarbossila istantaneamente la cannabis. Ecco 4 suggerimenti utili per la decarbossilazione della cannabis:

  1. Controllare la temperatura: come accennato in precedenza, la temperatura è fondamentale per un corretto processo. Questa non deve superare i 110°C;
  2. Dimensione dei fiori: sebbene sia raccomandato, non è necessario ridurre i fiori in polvere prima di riscaldarli e decarbossilarli;
  3. Attenzione all’odore: gestire l’odore della decarbossilazione può essere difficile, soprattutto se si fa in casa. Per risolvere questo problema, si può utilizzare il metodo del sacchetto. Altre opzioni includono l’uso di una ventola di estrazione o l’utilizzo di alcuni prodotti che possono mascherare l’odore;
  4. Conservare i buds decarbossilati: una volta decarbossilati, i fiori di cannabis possono essere conservati normalmente, mettendoli dentro dei contenitori in vetro e, eventualmente, in frigorifero. Questo aiuterà a preservare al massimo la potenza e a rallentare la decomposizione naturale del THC in CBN.

Conclusioni

La decarbossilazione è un processo necessario per poter beneficiare dei principi attivi della cannabis senza mettere in atto la combustione. Non farlo significherebbe ottenere un prodotto finale totalmente privo degli effetti tipici della marijuana.

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FAQ

Ecco un elenco delle opzioni per acquistare cannabis per uso terapeutico:

  1. Farmacie specializzate: alcune farmacie autorizzate possono vendere prodotti a base di cannabis, come oli, capsule o fiori, a pazienti con prescrizione medica;
  2. Dispensari di cannabis: in alcune giurisdizioni dove la cannabis è legalizzata per scopi medicinali, ci sono dispensari specializzati che forniscono una varietà di prodotti a base di cannabis, insieme a consulenze da parte di professionisti sanitari;
  3. Siti web autorizzati: in alcuni paesi, è possibile acquistare cannabis terapeutica tramite siti web autorizzati, dove è richiesta una prescrizione medica per effettuare gli acquisti;
  4. Cooperative di coltivazione: in alcune comunità dove è consentita la coltivazione domestica per uso terapeutico, è possibile unirsi a cooperative o club di coltivatori per ottenere accesso a prodotti a base di cannabis;
  5. Coltivatori autorizzati: in alcune giurisdizioni, è possibile ottenere cannabis per uso terapeutico da coltivatori autorizzati che producono e distribuiscono prodotti di alta qualità agli individui registrati;
  6. Eventi e fiere specifiche: alcuni eventi o fiere possono offrire l’opportunità di acquistare cannabis terapeutica da coltivatori o produttori autorizzati.

Le figure professionali che possono prescrivere cannabis per uso terapeutico sono:

  1. Medici specializzati: alcuni professionisti come neurologi, oncologi, reumatologi, psichiatri, etc., hanno competenze specifiche nel campo della medicina cannabinoidi e possono prescrivere cannabis terapeutica;
  2. Medici di base: in alcuni casi, i medici di base possono essere autorizzati a prescrivere cannabis terapeutica;
  3. Medici specialistici in farmacologia: questi medici hanno una conoscenza approfondita dei farmaci e delle loro interazioni e possono valutare l’uso appropriato della cannabis terapeutica;
  4. Oncologi e palliativisti: possono prescrivere cannabis terapeutica per pazienti con cancro in fase avanzata o in trattamento palliativo per alleviare i sintomi;
  5. Psichiatri e neurologi: per pazienti con disturbi psichiatrici o neurologici, psichiatri e neurologi possono essere autorizzati a prescrivere cannabis terapeutica per controllare i sintomi;
  6. Regolamentazioni locali: le leggi e le regolamentazioni variano da paese a paese, quindi è importante verificare quali professionisti sanitari sono autorizzati a prescrivere cannabis terapeutica nella propria regione.

Secondo gli studi, il CBD agisce sul cervello umano in diversi modi:

  1. Regolazione neurologica: può influenzare i recettori del cervello, come i recettori della serotonina e dei cannabinoidi, che sono coinvolti nella regolazione dell’umore, del sonno e dell’ansia;
  2. Antinfiammatorio: il CBD ha dimostrato proprietà antinfiammatorie nel cervello, che possono essere utili nel trattamento di condizioni neurologiche infiammatorie come la sclerosi multipla;
  3. Neuroprotezione: alcune ricerche suggeriscono che il CBD possa avere effetti neuroprotettivi, proteggendo le cellule cerebrali da danni e deterioramento, potenzialmente utile nel trattamento di patologie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson;
  4. Riduzione dell’ansia e dello stress: il CBD può influenzare i recettori cerebrali coinvolti nell’ansia e nello stress, offrendo un effetto calmante e riducendo i sintomi associati a disturbi d’ansia;
  5. Regolazione dell’attività neuronale: il CBD può influenzare l’attività neuronale nel cervello, modulando la trasmissione di segnali tra le cellule nervose e contribuendo a mantenere l’omeostasi cerebrale;
  6. Potenziale antiepilettico: il CBD è stato studiato per il suo potenziale nel trattamento dell’epilessia, poiché sembra influenzare l’eccitabilità neuronale e ridurre la frequenza delle crisi epilettiche.

È importante notare che gli effetti esatti del CBD sul cervello possono variare in base alla dose, alla frequenza di assunzione e alla risposta individuale. Prima di utilizzare il CBD per scopi terapeutici, è consigliabile consultare un medico qualificato.

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